lunedì 15 dicembre 2014

ORARI DELLE CELEBRAZIONI NELLE FESTE NATALIZIE 2014/2015 -SANTUARIO SANT'ANTONIO DI MILANO - Raccolta straordinaria natalizia 28 -31 dicembre 2014

ORARI DELLE CELEBRAZIONI NELLE FESTE NATALIZIE 2014/2015



IL NATALE DI FRANCESCO


Come viveva il Natale Francesco d'Assisi? Per dare una risposta a questa domanda, dobbiamo tenere presenti i racconti dei biografi, tra cui eccelle il famoso episodio del Natale di Greccio, ma soprattutto leggere con attenzione gli Scritti di francesco, là dove, in modi diversi, viene evocato il misero dell'incarnazione. In un breve articolo non si può certamente fare tutta questa ampia analisi di questi testi fondamentali, ma se vogliamo tentare di tirare le fila di un tale percorso, possiamo partire da una affermazione che può sembrare ovvia: per Francesco il Natale è il Natale del Signore. Al centro della sua attenzione è il Signore Gesù, il Figlio di Dio che prende "la vera carne della nostra umiltà e fragilità". Mentre siamo spesso tentati di fare del Natale una festa della solidarietà o dell'amore, una festa della famiglia o dei buoni sentimenti, Francesco ci ricorda con forza che il senso di questa festa è anzitutto la nascita del Figlio di Dio. si tratta di un messaggio importante: al centro è Dio e la sua scelta di diventare uomo, e solo in un secondo momento, a partire da questo solido nucleo di fede, potrà venire tutto il resto, buoni sentimenti compresi.
Posto questo solido fondamento "teologico", la maniera con cui Francesco guarda il mistero è caratteristica: egli viene colpito soprattutto dalla povertà di Gesù e di sua madre, dalla scelta di abbassamento che si manifesta nella greppia di Betlemme (e che vuole riprodurre visibilmente a Greccio), una scelta che si realizza allo stesso modo in tutta la vita di Gesù "che fu povero e ospite e visse di elemosine, lui e la beata Vergine e i suoi discepoli" e che si manifesta ugualmente oggi davanti ai nostri occhi nell'eucarestia, mistero dell'umiltà di Dio" e prolungamento dell'incarnazione. Ogni volta che Francesco si accosta al pane consacrato, egli contempla nuovamente il farsi carne del Figlio di Dio, "colui che totalmente a noi si dona" e davanti al quale l'unica risposta può essere un dono altrettanto totale, nella espropriazione radicale.
Questa attenzione all'immagine di Dio che si fa "minore", cioè più piccolo, che "è nato lungo la via e deposto in una mangiatoia, poiché non c'era un posto nell'albergo" (Ufficio della passione, salmo XV, 7: FF 303) gli fa apprezzare la bellezza dell'umiltà e della semplicità e si esprime in una "estetica della povertà", che risplende magnificamente nella notte del Natale di Greccio. Non è esagerato parlare di una concezione estetica, perché in quell'episodio c'è una chiara percezione della bellezza, che consiste in quella "semplicità, povertà, umiltà", che richiama "la nascita del Re povero e Betlemme città piccolina". Tale bellezza genera un godimento,cui Francesco è sensibile, e che egli gusta con tutti i suoi sensi, nel grato stupore della vista, nella dolcezza del gusto e del tatto, nella gioia canora dell'udito. L'estetica della povertà trova a Greccio la sua solenne celebrazione.
Tutto questo provoca dunque in Francesco l'emozione e la gioia dei sensi spirituali, suscita in lui la piena degli affetti, ma soprattutto diventa in lui esperienza di vita vissuta: egli sa di essere "figlio del Padre, fratello sposo e madre del Signore Gesù", con una maternità che si esprime in "opere sante" e che risplende agli altri in esempio. Queste ultime espressioni, che si trovano nella sua Lettera ai fedeli, mostrano che, secondo Francesco, la nascita del Figlio di Dio non avviene solo in Maria, ma deve compiersi in ognuno di noi, chiamato ad essere "madri" del Signore Gesù. Nel salmo del Natale, dell'Ufficio della Passione egli conclude la sua prolungata lode contemplativa del mistero dell'incarnazione con queste parole: "Portate in offerta i vostri corpi e caricatevi sulle spalle la sua santa croce e seguite sino alla fine i suoi comandamenti". La contemplazione del mistero di Betlemme genera anzitutto la lode, ma questa lode non è sterile, fiorisce nella sequela fedele del Signore e partorisce opere sante che "devono risplendere in esempio". Francesco non si accontenta di guardare con ammirazione il mistero del Natale, ma sente di volersi coinvolgere concretamente con la sua stessa vita e con il suo agire.
Le opere sante e l'esempio che risplende per gli altri ci mostrano un ultimo tratto del sentire di Francesco, che spiega anche l'episodio di Greccio o il suo desiderio, ricordato dai biografi, di rivolgersi all'imperatore perché decretasse la distribuzione, nel giorno del Natale, di viveri per tutti, uomini e animali: Francesco sente profondamente che la gioia del Natale va condivisa. Egli non può tenere per sé tale profonda esultanza, e deve annunciarla a tutti, nell'invenzione di quella notte "sceneggiata" per tutti gli abitanti della vallata di Greccio o nell'invito ripetuto e cantato delle antiche parole del salmo: "Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore la gloria e l'onore; date al Signore la gloria per il suo nome".
La gioia del Natale è contagiosa e va condivisa, soprattutto con gli ultimi e i poveri, che sono gli amici di Dio.
E' questa gioia condivisa, annunciata e vissuta da Francesco, che vi auguriamo anche in questo Natale, che ha tanto bisogno di solidarietà e di condivisione.
Fra Cesare Vaiani


Sant'Antonio, Bollettino del Santuario di Sant'Antonio da Padova
Via Carlo Farini, 10 -  Milano
Tel. 02.65.51.145 
numero 4/2014 -  OTTOBRE-DICEMBRE
in distribuzione presso il Santuario.

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