domenica 28 aprile 2013

Milano - Santuario di Sant'Antonio di Padova - Le cappelle laterali

Realizzate solo in un secondo tempo, a seguito dell'ingrandimento del santuario, sono parzialmente nascoste alla vista di chi entra.

Sul lato destro troviamo:
La cappella di San Giuseppe. sull'altare una tela dipinta nel 1934 da Umberto Brambilla (1880 - 1961). Raffigura il santo che porta sul braccio destro il piccolo Gesù, mentre regge nel sinistro il giglio, fiorito come segno della sua designazione a futuro sposo della Vergine Maria.



La cappella di San Francesco. La statua in marmo è dello scultore Michele Vedani (1874 - 1969). sull'altare quattro tavole dipinte raffiguranti episodi della vita del santo. Da sinistra, la rinuncia ai beni, l'approvazione della regola, una predica ai frati, la morte.
     Sulla parete frontale, un mosaico a fondo oro raffigura il serafino alato (immagine del Cristo Crocifisso) che sul monte della Verna impresse nel corpo di san Francesco le stimmate della passione del Signore. A lato del santo, sei angeli si fanno "banditori" di quelle virtù che egli tanto raccomandava ai suoi frati.
     Ai piedi dell'altare riposano i resti mortali di quattro francescani, vescovi in Somalia: monsignor Bernardino Bigi, monsignor Silvio Zocchetta e monsignor Salvatore Colombo. Nelle due nicchie alle pareti si conservano reliquie del beato Michele Carcano (Lomazzo 1427 - Lodi 1484), fondatore in molte città lombarde, di Monti di Pietà e Ospedali.



La cappella del Sacro Cuore. Il dipinto, opera anch'essa di Umberto Brambilla, raffigura - con i canoni dell'iconografia tradizionale - il Signore Gesù che mostra a noi la mano ferita e il cuore piagato.



Sul lato sinistro troviamo:
La Cappella del Crocifisso. E' dedicata alla memoria dei defunti. La scultura, in gesso brunito, è opera (1938) di Lodovico Pogliaghi (1857 - 1950), già autore nel 1906 della porta centrale del Duomo di Milano. Ai lati quattro delicati affreschi raffiguranti (da sinistra a destra e dall'alto in basso): la risurrezione di Lazzaro, Maria di Magdala al sepolcro di Gesù, la risurrezione della figlia di Giaro, la risurrezione del figlio della vedova di Nain.

La cappella di Santa Chiara. La statua in marmo (1941) è opera di Alfeo Bedeschi (1885 - 1971). Chiara è raffigurata mentre stringe al petto il libro della Regola, per la cui approvazione tanto aveva combattuto.
     Qui riposa il corpo del beato Sisto Brioschi (Milano 1404? - Mantova 1482), per quindici anni maestro di spirito del Beato Bernardino da Feltre.


UN BEATO TRA NOI 

Beato Sisto Brioschi

Nella nostra Basilica di Sant'Antonio, nell'altare di Santa Chiara, sul lato sinistro della chiesa, si conserva il corpo del Beato Sisto Brioschi, un francescano vissuto nel '400 e appartenente a quel grande movimento di rinnovamento dell'Ordine francescano conosciuto con il nome di Osservanza.
Il beato Sisto Brioschi nacque a Milano intorno al 1404. All'età di sedici anni, entusiasmato dalla predicazione infuocata di san Bernardino da Siena, che era giunto anche a Milano, per rinnovare i costumi e la vita cristiana, entrò tra i frati minori nel convento di Sant'Angelo, fondato proprio da san Bernardino. Tale convento non è da confondere con l'attuale sant'Angelo, ricostruito in zona più centrale a metà del '500; l'antico sant'Angelo che era un enorme convento con molti chiostri, si trovava tra l'attuale via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione, non lontano dal nostro Santuario di sant'Antonio. Fin dal suo noviziato frate Sisto mostrò di dedicarsi con zelo ed entusiasmo alla vita da lui abbracciata, con un progressivo esercizio delle virtù cristiana.
Dopo l'ordinazione sacerdotale, di cui non si conosce la data, nel 1436 fu inviato al convento San Francesco in Mantova dove rimase per tutti i restanti 50 anni della sua vita. In quella città crebbe la sua fama di santità, anche per la notizia di suoi colloqui spirituali con Gesù e con sant'Andrea, che gli apparivano in visione. Questa fama di santità facevano accorrere molte persone a chiedere il suo consiglio e a confessarsi da lui: ebbe tra le sue penitenti anche la marchesa di Mantova.   
Ebbe tra i suoi discepoli un altro frate venerato come beato dall'Ordine francescano e dalla Chiesa, il beato Bernardino da Feltre, e lo sostenne nell'opera  meritoria della Fondazione dei Monti di Pietà in molte città. Anche a Mantova lo sostenne in questa impresa, nata nell'ambito dell'Osservanza francescana per porre un concreto rimedio all'usura. Quei grandi frati predicatori, che predicavano contro l'usura, si resero infatti conto ben presto che non bastava fare infuocati discorsi, ma che bisognava fare qualcosa di concreto per aiutare quei commercianti e quel mondo mercantile che stava crescendo nelle città e che finiva inesorabilmente vittima degli strozzini, quando c'era bisogno di denaro. I Monti di pietà svolgevano così una funzione che oggi chiameremmo di "microcredito" e che era essenziale per lo sviluppo economico delle città del Rinascimento. E' interessante trovare proprio i francescani dell'Osservanza all'origine di queste iniziative.
Il beato Sisto fu spesso incaricato del compito di Guardiano (cioè di responsabile) nel convento mantovano e guidò con accesa carità la famiglia religiosa affidata alle sue cure.
Così parla di lui un antico cronista: "Vecchio e destituito di forze questuava pane, vino e legna per i poveri frati, portando le bisacce sulle sue spalle. Lavava i piedi degli ospiti del convento, li serviva alla mensa, e per loro esercitava, da buon padre, tutti quegli offici che esigeva la carità fraterna. Con viscere di fraterno amore serviva agli infermi, non sdegnava di pulire con le proprie mani anche i vasi più immondi vincendo la naturale ripugnanza. "
Morì il 22 novembre 1486 nel convento di Mantova, in grande fama di santità. Il suo corpo fu trasferito nella Basilica di sant'Antonio a Milano fin dalle origini della sua costruzione e la venerazione pubblica del suo corpo fu confermata da San Pio X il 9 ottobre 1912: la nostra basilica è il luogo deputato a fare memoria liturgica, ogni anno, di questo beato.
La presenza di queste reliquie accanto a noi accresca anche il nostro desiderio di santità e ci aiuti a crescere nella capacità di essere testimoni geniali e creativi del Vangelo.


Tratto da Sant'Antonio N. 4 OTTOBRE-DICEMBRE 2013
BOLLETTINO DEL SANTUARIO DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
20154 MILANO - VIA FARINI 10



La cappella dell'Immacolata. La statua proviene dalla chiesetta edificata nel 1876 e già dedicata alla beata Vergine Immacolata. Maria è raffigurata mentre con il piede schiaccia il capo all'antico "avversario".
     Sulle pareti laterali, mosaici su disegno di Gianfranco Usellini (1937), raffiguranti:
- a sinistra: Giuditta, Ester, Debora, Giaele, donne che nell'antica alleanza prefigurarono la cura che Dio sempre si prende per il suo popolo,
- a destra: il beato Pio IX, il beato Giovanni Duns Scoto, san Bernardo e san Bonaventura, che furono appassionati cantori della grandezza di Maria.


Tratto da 
Supplemento al bollettino periodico "Sant'Antonio" 
numero 1/2013
in distribuzione presso il Santuario.



   

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