Se proviamo a ricercare nella Scritti di san Francesco quando e come egli parli della Pasqua, emerge una certa qual assenza di riferimenti espliciti alla risurrezione.
La parola resurrezione (resurrectio), infatti, ritorna una sola volta, per indicare la scadenza che pone fino al digiuno quaresimale ("fino alla resurrezione del Signore"), e quindi con un significato poco rilevante per la nostra indagine; mentre il verbo risorgere (resurgo) ritorna una volta sola, nel salmo di nona dell'Ufficio della Passione, questa volta però con un versetto significativo.
Anche la parola Pasqua (Pascha) ritorna solo due volte, una per indicare ancora la fine del digiuno quaresimale, ed una volta per indicare il gesto di Gesù, che "prossimo alla passione, celebrò la pasqua con i suoi discepoli e, prendendo il pane rese grazie, lo benedisse..." e quindi con un significato piuttosto riferito all'eucaristia.
La prima impressione è quindi quella di una certa assenza del riferimento esplicito al tema della resurrezione: anche quando Francesco (un paio di volte negli Scritti) fa una specie di riassunto della storia di Gesù, non fa cenno esplicito alla resurrezione e insiste piuttosto sulla sua morte per noi. D'altra parte, è ovvio che Francesco conosce e crede la realtà della risurrezione del Signore; ma piuttosto che affermarla direttamente, egli preferisce dichiararla implicitamente, parlando molte volte del Signore glorioso e risorto, colui che oggi è vivente e salvatore. In articolare Francesco è convinto che due aspetti contraddistinguano la presenza di cristo vivente oggi: egli parla nel Vangelo ed è presente e agisce nell'eucaristia. La parola (soprattutto il Vangelo, ma in verità tutta la Bibbia) e il sacramento dell'eucaristia, infatti, sono costantemente presenti nell'esperienza di Francesco, e ad essi egli si riferisce esplicitamente molte volte.
L'espressione "come dice il Signore nel Vangelo" ritorna innumerevoli volte negli Scritti, in particolare nelle Regole; in tale espressione bisogna notare che il verbo usato da Francesco è sempre rigorosamente al presente (dice, non disse), perché è oggi che Cristo parla nel Vangelo e non si tratta del ricordo di quanto egli disse tanto tempo fa, quanto di ciò che egli oggi dice a chi lo ascolta con fede. Egli può parlare oggi semplicemente perché è il risorto, e dunque è vivo oggi. Un episodio biografico che bene illustra questa convinzione di Francesco è quello narrato dal Memoriale (Vita seconda) del Celano, dove alla domanda di Bernardo, che vuole condividere la sua vita e gli chiede cosa fare, Francesco risponde: "Prendiamo il libro del Vangelo e chiediamo consiglio a Cristo"; la triplice apertura del Vangelo gli rivela la volontà di Cristo proprio perché egli è il risorto, vivente e parlante nell'oggi di ogni credente.
L'altra forma di presenza del risorto è legata all'eucaristia; ed è il passaggio dall'attenzione alla presenza di Cristo nel Vangelo a quella nel sacramento è più che legittimo, perché ritorna spesso nei testi di Francesco e perché è in profonda sintonia con la fede cristiana. Tra i diversi testi nei quali Francesco parla dell'eucaristia fermiamo l'attenzione sulla Lettera a tutto l'Ordine, dalla quale riprendiamo alcune espressioni che fanno intendere che la presenza del Cristo nell'eucaristia è la presenza del risorto vivente oggi:
"Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo; se il Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo! Tutta l'umanità trepidi, l'universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull'altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. [...] Se poi nel luogo vi fossero più sacerdoti, l'uno, per amore di carità, si accontenti dell'ascolto della celebrazione dell'altro sacerdote, poiché il signore Gesù Cristo riempie presenti ed assenti che sono degni di lui. Egli, infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen."
In questo testo possiamo sottolineare che la presenza di Cristo nell'eucaristia rimanda anzitutto a "Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo"; si tratta di un riferimento esplicito alla condizione gloriosa del risorto, attribuita al Cristo presente nel sacramento. Saggiamente, l'ultima edizione delle Fonti Francescane ha preferito tradurre il latino victurum con vivente piuttosto che con vincitore: il vocabolo latino permette tutte e due le versioni, perché victurus è participio futuro sia di vivere che di vincere, ma nel nostro caso l'opposizione a morituro sostiene questa interpretazione.
Anche l'invito ad un'unica celebrazione della Messa conduce Francesco ad affermare l'azione attuale di Cristo, che agisce nel presente, perché "uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito". Non solo nell'eucaristia è presente il Signore risorto, ma la sua presenza e azione ci permette di entrare in comunione vera con tutta la santa Trinità.
In questa Pasqua 2015, anche noi ascolteremo la parola del Vangelo e potremo accostarci al sacramento dell'eucaristia: Francesco ci insegna che questi sono i mezzi con cui il Risorto si fa presente oggi per noi.
Quale grazia ci è donata con la Parola e il sacramento: poter incontrare il Risorto! Nasce nel cuore lo stupore e il rendimento di grazie per un tale dono; e forse anche un po' di gratitudine verso il nostro fratello san Francesco, che ci aiuta a scoprire un tale mistero.
In questo testo possiamo sottolineare che la presenza di Cristo nell'eucaristia rimanda anzitutto a "Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo"; si tratta di un riferimento esplicito alla condizione gloriosa del risorto, attribuita al Cristo presente nel sacramento. Saggiamente, l'ultima edizione delle Fonti Francescane ha preferito tradurre il latino victurum con vivente piuttosto che con vincitore: il vocabolo latino permette tutte e due le versioni, perché victurus è participio futuro sia di vivere che di vincere, ma nel nostro caso l'opposizione a morituro sostiene questa interpretazione.
Anche l'invito ad un'unica celebrazione della Messa conduce Francesco ad affermare l'azione attuale di Cristo, che agisce nel presente, perché "uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito". Non solo nell'eucaristia è presente il Signore risorto, ma la sua presenza e azione ci permette di entrare in comunione vera con tutta la santa Trinità.
In questa Pasqua 2015, anche noi ascolteremo la parola del Vangelo e potremo accostarci al sacramento dell'eucaristia: Francesco ci insegna che questi sono i mezzi con cui il Risorto si fa presente oggi per noi.
Quale grazia ci è donata con la Parola e il sacramento: poter incontrare il Risorto! Nasce nel cuore lo stupore e il rendimento di grazie per un tale dono; e forse anche un po' di gratitudine verso il nostro fratello san Francesco, che ci aiuta a scoprire un tale mistero.
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