3 ottobre - Commemorazione del Transito di San Francesco:
ore 18,00 VESPRI
ore 18,30 SANTA MESSA - Transito
4 ottobre - San Francesco d'Assisi
ore 18,30 SANTA MESSA, seguono Vespri
ORAZIONE
O Dio, che nel Serafico Padre San Francesco, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva immagine del Cristo, concedi a noi di seguire il tuo Figlio nella vita del vangelo e di unirci a te in carità e letizia.
IL GESU' DI FRANCESCO
Con l'inizio di ottobre ritorna la festa di san Francesco, cara a tutti noi francescani e a quanti frequentano il nostro Santuario. Vogliamo riflettere brevemente su quale è l'immagine di Gesù che ha particolarmente colpito Francesco. Infatti, se pure è vero che Gesù Cristo è lo stesso per tutti i cristiani, è altrettanto vero che ognuno di noi ne ha una percezione personale: in questo senso si può parlare del "Gesù di Francesco", indagando quali aspetti del mistero di Cristo lo hanno più colpito.
La chiave di accesso per entrare nella conoscenza di Gesù Cristo ci è fornita secondo Francesco, dallo Spirito del Signore: è solo aprendosi all'azione dello Spirito santo che si può entrare in un rapporto vivo con Gesù, incontrato come una persona viva oggi, e non semplicemente come un personaggio storico vissuto tanto tempo fa. Se ci pensiamo bene, è questa la differenza tra la conoscenza di Gesù e quella di altri personaggi storici: con Gesù mi rapporto sapendo che è vivo oggi, mentre degli altri parlo come di persone del passato. Questa differenza è resa possibile dall'azione dello Spirito, come insegna Francesco, nell'Ammonizione 8 quando afferma: "Dice l'Apostolo: "Nessuno può dire: Signore Gesù, se non nello Spirito Santo", dimostrando così di avere ben presente l'importante affermazione di san Paolo (1 Cor 12,3) che riconduce all'azione dello Spirito il riconoscimento di Gesù come Signore, cioè risorto e vivo.
Possiamo capire meglio l'importanza di questo tema rileggendo l'Ammonizione 1, che descrive due atteggiamenti, quello del vedere e quello del vedere e credere. Francesco afferma che come i contemporanei di Gesù dovevano passare dal vedere un semplice uomo al vedere e credere che era il Figlio di Dio, così noi oggi, davanti al pane consacrato, dobbiamo passare dal vedere del semplice pane al vedere e credere che è il corpo di Cristo.
Francesco afferma che questo passaggio, che è la fede, viene suscitato in noi dallo Spirito del Signore: è per l'azione dello Spirito dunque che possiamo riconoscere davvero Gesù in maniera "spirituale". Al "vedere secondo l'umanità" è contrapposto il "vedere e credere secondo lo Spirito e la divinità", dove lo Spirito svolge il suo ruolo; allo stesso modo, alla "vista con gli occhi del corpo" si contrappone il "contemplare con gli occhi spirituali".
Questi "occhi spirituali" non sono solo gli "occhi interiori", quasi che "spirituale" sia sinonimo di "interiore, intimo, profondo"; sono spirituali per riferimento allo Spirito santo, lo Spirito del Signore, e la conoscenza "spirituale" di Gesù Cristo è quella che si attua mediante il suo Spirito.
Il corpo e il sangue del Signore e le sue sante parole
Già il riferimento all'Ammonizione 1 ci ha fatto incontrare con una caratteristica della fede di Francesco in Gesù: quando egli deve parlare di Gesù, spesso si riferisce al sacramento dell'Eucarestia e alle sante parole del Signore. Sembra quasi che Francesco non voglia mai parlare di fede in termini generici, ma scelga piuttosto di far sempre riferimento alle forme specifiche che tale fede assume: l'eucarestia e le sante parole.
Nasce così una importante considerazione: Francesco è consapevole che noi non possiamo "inventarci" una immagine di Gesù come meglio ci aggrada, ma dobbiamo sempre tenere fermo il riferimento "oggettivo", costituito dalla Parola e dal Sacramento. Non si tratta di un rischio da poco: sappiamo bene che sempre l'uomo religioso è tentato di "costruirsi" la propria immagine di Dio. Francesco, con la sua caratteristica di riferirsi sempre al sacramento del Corpo di Cristo e alle sue sante parole, è modello di un credente che accoglie l'oggettiva immagine di Cristo e non si inventa, a suo piacere, un "amico immaginario" cui dare il nome di Gesù.
Ognuno di noi può chiedersi se, anche per noi, la Messa cui partecipiamo e la Parola di Dio che ascoltiamo riescono a influire sulla nostra immagine di Gesù.
Gesù rivela l'umiltà di Dio
Accogliendo l'immagine di Gesù quale si rivela nell'eucarestia e nelle sante parole, Francesco viene colpito da una caratteristica che egli stesso definisce "l'umiltà di Dio": "O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate fratelli, l'umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori" (LOrd 26-29: FF 221).
Questa umiltà di Dio è il tratto che più ha colpito Francesco nella figura di Gesù, anche al di fuori dei testi con riferimento eucaristico, tanto da poter dire che "il Gesù di Francesco" è quello dell'abbassamento. dell'umile dono di sé, della lavanda dei piedi.
E' il Signore Gesù "che offrì la sua vita per le sue pecore, e pregò il Padre per noi" (2Lf 56: FF 201); di lui Francesco dice che "questo Verbo del Padre, così degno, così santo, così glorioso... dal grembo di Maria ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà" (2Lf 4-15: FF 181-185).
Il Gesù cui Francesco pensa è il "Figlio del Dio vivo, onnipotente, che rese la sua faccia come pietra durissima, né si vergognò, ma fu povero e ospite e visse di elemosine, lui e la beata Vergine e i suoi discepoli" (Rnb 9, 4-5: FF 31), quel Signore che esercita la sua signoria lavando i piedi ai discepoli, in un gesto che ha colpito assai Francesco, che ne parla per indicare il modello del rapporto tra superiori e sudditi.
Bisogna ben sottolineare che l'umiltà e l'abbassamento che ha colpito Francesco resta, tuttavia, l'umiltà di Dio, di Colui che è Dio con il Padre, e che Francesco vede sempre in relazione col Padre e con lo Spirito santo. E' proprio perché colui che si umilia è il Figlio di Dio che il suo gesto di abbassamento assume un significato importante: non si viene colpiti dalla bassezza di quanto è destinato a restare in basso, ma dall'abbassamento di Colui che, per natura, è uguale al Padre. Nel contemplare l'umiltà di Dio, Francesco coglie in un solo, profondissimo sguardo, sia l'altezza che l'abbassamento, sia lo splendore della gloria del Figlio unigenito che la scelta di "minorità" da lui compiuta, nascendo come ultimo e minore tra gli uomini.
La sequela e l'intimità con Gesù Cristo
Una tale immagine di Gesù dà origine allo stile della sequela di Francesco, che si impegna proprio nel condividere la minorità di Gesù. La scelta di vivere "senza nulla di proprio", che caratterizza la vita di Francesco d'Assisi, esprime la sequela di quel Gesù che per noi si è fatto povero. La povertà diventa dunque la capacità di assumere, nello Spirito, il medesimo atteggiamento di Gesù, come Francesco lucidamente afferma nell'ultima volontà scritta per santa Chiara, ormai verso la fine della sua vita: "Io, frate Francesco piccolo, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima madre e perseverare in essa sino alla fine".
L'immagine di Gesù che ha colpito Francesco caratterizza la sua sequela attraverso la scelta di essere fratello e minore, per seguire Lui, che si è fatto nostro fratello e sta in mezzo a noi come colui che serve.
Anche noi potremo seguire l'esempio di Francesco, diventando fratelli minori di coloro che incontriamo.
Tratto da Sant'Antonio
BOLLETTINO DEL SANTUARIO
DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
N.3 LUGLIO-SETTEMBRE 2014
(in distribuzione presso il santuario)