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lunedì 30 dicembre 2013

3-6 gennaio 2014 - Carità francescana - Centro Sant'Antonio, Via Pietro Maroncelli 21 Milano


Raccolta 2014
3-6 gennaio

3 e 4 gennaio dalle 9,30 alle 11,00 e dalle 16,30 alle 19,oo
5 e 6 gennaio dalle 9,oo alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30

Per fare un gesto utile ti suggeriamo gli alimenti più necessari:

  • pasta tipo fusilli
  • scatolette di tonno o di carne bovina
  • burro
  • salsa di pomodoro, pelati
  • legumi in scatola
  • Purè in polvere
  • Latte a lunga conservazione
  • Pollo
  • Wurstel di pollo
A nome di quanti usufruiranno della tua carità un grazie e l'augurio di un anno ricco di Pace e solidarietà.


Grazie!

Per informazioni: tel.: 0229005985-csa@fratiminori.it



Tratto dall'Avviso distribuito
 presso il Santuario di S. Antonio di Padova
Milano, Via Carlo Farini, 10 


Mezzi di trasporto: Stazione FS Milano Porta Garibaldi, Passante ferroviario Milano Porta Garibaldi, M2 Porta Garibaldi, ATM linee 2, 4, 7, 37, 70 fermata Farini/Ferrari.




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lunedì 9 dicembre 2013

FESTE NATALIZIE 2013 - Orari delle celebrazioni nel Santuario Basilica di S. Antonio di Padova , Via Carlo Farini, 10, Milano - FRANCESCO E IL PRESEPE DI GRECCIO

FRANCESCO E IL PRESEPE DI GRECCIO

Tutti conosciamo l'episodio del Natale di Greccio, quando Francesco volle celebrare in un modo nuovo la natività del Signore. Egli si rivolse ad un suo nobile amico, di nome Giovanni, signore della località di Greccio, e gli chiese di poter "vedere con gli occhi del corpo" la povertà e i disagi in cui era nato il Signore.


Fu dunque disposto il luogo per la celebrazione della veglia e della messa di mezzanotte, cui fu invitata la popolazione dei dintorni, che accorse festosa insieme ai frati, portando torce e fiaccole: si trovò una grotta, si dispose del fieno su una greppia che fungeva da altare, si collocarono accanto a quell'improvvisato altare l'asino e il bue, e si celebrò l'eucaristia, durante la quale Francesco stesso cantò il Vangelo e predicò su Gesù Re povero e su Betlemme città piccolina. Il racconto del biografo si conclude narrando anche la visione di un uomo presente, che vide Francesco risvegliare dal sonno un bambinello addormentato, prendendolo tra le braccia. 
Questo Natale che san Francesco volle celebrare a Greccio è spesso ricordato come l'invenzione del presepio. In verità, di un presepio piuttosto singolare si tratta: è infatti un presepio senza statue. Francesco fa preparare la grotta e la mangiatoia, fa condurre il bue e l'asino, e in quella "scenografia" viene celebrata l'eucaristia, sopra la mangiatoia.  E' l'eucaristia che sta al centro, e questo per una convinzione profonda di Francesco, sulla quale vale la pena di soffermarsi, perchè manifesta un aspetto importante del Natale, secondo l'intuizione del poverello.
Egli è infatti convinto che l'eucaristia ripete, in qualche modo, il mistero dell'Incarnazione, che contempliamo nel presepio di Betlemme; e su questo tema ritorna più di una volta nei suoi Scritti, che insistono su questo parallelismo tra incarnazione ed eucaristia.
Così Francesco si esprime nell'Ammonizione I (vv. 16-21: FF 144): "Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del padre sull'altare nelle mani del sacerdote". Secondo queste parole di Francesco, l'eucaristia riattualizza l'incarnazione nel grembo di Maria, con un chiaro parallelo tra i due eventi: "come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine".
Come l'incarnazione rende visibile il Dio invisibile, così avviene nell'Eucaristia, della quale più volte Francesco sottolinea che è il modo in cui è possibile "vedere corporalmente" qualcosa del Signore Dio (così nel Testamento 10: FF 113 o nella Lettera ai Chierici 3: FF207). La verità della carne di Cristo continua nel sacramento.; e la stessa fede che era richiesta ai contemporanei di Gesù per riconoscere in quella carne il Figlio di Dio, è richiesta oggi a noi per riconoscere nell'eucaristia il suo corpo e sangue. Quando parliamo di incarnazione, dunque, non è solo un fatto lontano: ci è accessibile anche oggi nell'eucaristia.
Accogliamo allora questo invito di Francesco a vivere il Natale di Gesù ogni volta che celebriamo l'eucaristia: per noi sarà un bel modo di condividere con san Francesco lo sguardo adorante e la gioia semplice che egli visse a Greccio.
Ma possiamo osservare anche altri aspetti che emergono dall'episodio di Greccio. Secondo Tommaso da Celano, il biografo che per primo ci narra quell'episodio, Francesco spiega così il suo intento al nobile amico Giovanni: "Se desideri che celebriamo a Greccio la presente festa del Signore, affrettati a precedermi e prepara diligentemente quanto ti dico. Voglio infatti far memoria del Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come fu posto sul fieno tra il bue e l'asino". Da queste parole, emerge che l'oggetto primo dell'interesse di Francesco è la povertà di Gesù e i disagi di quello straordinario neonato. La semplicità - povertà - umiltà che risplende nella scena di Greccio, prima ancora di essere quella di Francesco, è quella di Gesù. La povertà radicale, che affascina Francesco e che lo muove a mettere in piedi tutta questa "sceneggiata", è l'incarnazione del Figlio di Dio, che da grande e immenso si fa povero e piccolo.
Francesco ci invita così a lasciarci conquistare dalla povertà di Gesù: sarà questa la via per diventare anche noi un po' più poveri.
Le parole di Francesco manifestano anche la volontà di "far memoria" (il latino dice proprio "memoriam agere"), usando un'espressione che è tipica del mistero cristiano celebrato nella liturgia, quando obbediamo a Gesù che ci ha detto "fate questo in memoria di me". Si tratta di un compito essenziale della fede, che per certi versi è proprio un continuo far memoria del Signore Gesù. Il contrario della memoria è la dimenticanza, e sappiamo bene che il rischio dell'oblio è attualissimo, tipico del nostro tempo moderno: quella dimenticanza che si nasconde dietro la superficialità, l'esteriorità, l'incapacità di fermarsi che spesso contraddistingue la nostra vita travolta dagli impegni. Il proposito di Francesco, che voleva "far memoria" del signore nato a Betlemme, ci provoca e ci interroga: quanto la nostra fede è capace di far memoria del Signore nel tempo di oggi, con la stessa efficacia e creatività?
Merita attenzione anche il proposito, espresso da Francesco di "vedere con gli occhi del corpo" i misteri del Signore. Da questa esigenza nasce la volontà di rappresentare, con pieno coinvolgimento dei cinque sensi: la vista (le luci, le torce e le fiaccole di quella notte, l'ambientazione stessa della grotta, dell'asino e del bue), l'udito (i canti armoniosi dei frati e del popolo, il canto del Vangelo), il tatto (la visione del bimbo risvegliato e preso in braccio), addirittura il gusto (con Francesco che, secondo il biografo, si lecca le labbra ogni volta che pronuncia il nome di Gesù, quasi ad assaporarne la dolcezza). E possiamo pensare che anche l'olfatto avesse la sua parte, se non altro per la presenza degli animali accanto all'altare!  Coinvolgimento totale, di tutto l'uomo, di tutte le capacità sensoriali e recettive dell'uomo, un coinvolgimento che diventa annuncio ed evangelizzazione. Forse per noi è anche un invito a rivedere l'intellettualismo di tanti modi di annunciare il vangelo o anche di pregare. Siamo invitati da Francesco a non avere paura dei sensi, ma a sviluppare un sano rapporto con i nostri sensi, quelli corporei e quelli spirituali, scoprendo così che gli uni rimandano agli altri.
Il presepio di Greccio è anche un chiaro invito a lasciare più posto alla creatività e alla novità, senza aver paura di quel che non si è mai fatto: nessuno aveva mai celebrato il Natale in quel modo, eppure l'intuizione geniale di Francesco diventa generatrice, se non del presepio in assoluto, certo della capacità di dare corpo alla rappresentazione, come il genio cristiano ha saputo fare nel corso dei secoli, in tante forme artistiche. Dare spazio anche ai sentimenti, senza avvilirci in celebrazioni seriose, ma con la capacità di dar voce alla gioia e al canto, alla celebrazione festosa, alla bellezza, da godere con tutti i sensi.  E infine, forse soprattutto a noi francescani, ricorda anche che la povertà è bella: è anche esteticamente bella. A Greccio tutto parla di povertà, di semplicità, di mezzi molto poveri: eppure risplende sovrana la bellezza. Riusciremo anche noi a essere fedeli a questa "estetica della povertà" che Francesco ci insegna con eleganza e con semplicità, e che noi francescani siamo chiamati a testimoniare nel mondo di oggi, e anche nella chiesa di oggi, troppo spesso sovraccarica di inutili orpelli?


fr. Cesare Vaiani


Tratto da 
Sant'Antonio, Bollettino del Santuario di Sant'Antonio da Padova
Via Carlo Farini, 10 -  Milano
Tel. 02.65.51.145 
numero 4/2013 -  OTTOBRE -DICEMBRE
in distribuzione presso il Santuario.




CORO DI NATALE
Natale, Amore senza tempo

Coro dell'Università degli Studi di Milano Bicocca
Brani di G.P.da Palestrina, J. Pachelbel, G.F. Haendel, G. Fauré, G. Brahms, H. Berlioz, B. Britten, J. Rutter, 

Organo: Stefano Borsatto
Direttore: Alessandra Zinni

Domenica 15 dicembre ore 16,oo
Basilica di S. Antonio di Padova via Carlo Farini ,10 Milano

Ingresso libero






ORARI DELLE CELEBRAZIONI NELLE FESTE NATALIZIE 2013/2014

MARTEDI' 24 DICEMBRE
18,30 S. Messa prefestiva
23,15 Veglia di preghiera / 24,00 S. Messa della natività

MERCOLEDI' 25 DICEMBRE, NATALE DEL SIGNORE
SS. Messe ore 7,3o/9,00/10,30 / 12,00 / 18,oo
Lodi mattutine ore 8,30 / Vespri dopo la messa vespertina

DOMENICA 29 DICEMBRE, SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH
SS. Messe ore 7,3o/9,00/10,30 / 12,00 / 18,oo
Lodi mattutine ore 8,30 / Vespri dopo la messa vespertina


MARTEDI' 31 DICEMBRE
18,30 S. Messa di fine anno e canto del Te Deum 

MERCOLEDI' 1 GENNAIO, MARIA MADRE DI DIO
GIORNATA DELLA PACE
SS. Messe ore 7,3o/9,00/10,30 / 12,00 / 18,oo
Lodi mattutine ore 8,30 
Dopo la messa vespertina, esposizione del Santissimo Sacramento, adorazione e celebrazione dei Vespri con canto del Veni Creator Spiritus.

DOMENICA 5 GENNAIO, II DOPO NATALE
SS. Messe ore 7,3o/9,00/10,30 / 12,00 / 18,oo
Lodi mattutine ore 8,30 / Vespri dopo la messa vespertina

LUNEDI' 6 GENNAIO, EPIFANIA DEL SIGNORE
SS. Messe ore 7,3o/9,00/10,30 / 12,00 / 18,oo
Lodi mattutine ore 8,30 / Vespri dopo la messa vespertina


Se vuoi fare un'offerta puoi utilizzare il CCP 23390206 - Convento sant'Antonio
via C. Farini, 10 - 20154 MILANO - tel.\ fax: 02-6551145





martedì 29 ottobre 2013

Milano, 16 novembre 2014 - Santa Elisabetta d'Ungheria, patrona dell'Ordine Francescano Secolare - Rose bianche di Santa Elisabetta nella Basilica Santuario di Sant'Antonio di Padova

Domenica 16 novembre 2014, nel Santuario di Sant'Antonio di Padova in  via Carlo Farini a Milano, si celebra la Festa di Santa Elisabetta d'Ungheria, patrona dell'Ordine Francescano Secolare - OFS - .

In questa giornata saranno distribuite nel Santuario le rose bianche benedette di Santa Elisabetta  ai fedeli.



L'ESEMPIO DI VITA EVANGELICA
DI SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA
Magyarországi Szent Erzsébet 

Nata nel 1207 Elisabetta visse nella Corte ungherese solo i primi quattro anni della sua infanzia, assieme a una sorella  e tre fratelli. La sua fanciullezza felice fu bruscamente interrotta quando, dalla lontana Turingia, giunsero dei cavalieri per portarla nella nuova sede in Germania centrale. Secondo i costumi di quel tempo, infatti, suo padre aveva stabilito che Elisabetta diventasse principessa di Turingia. Il conte di quella regione era uno dei sovrani più ricchi ed influenti d'Europa all'inizio del XIII secolo, e il suo castello era centro di magnificenza e di cultura. Elisabetta partì dalla sua patria con una ricca dote e un grande seguito, comprese le sue ancelle personali, due delle quali le rimarranno amiche fedeli fino alla fine. Sono loro che ci hanno lasciato preziose informazioni sull'infanzia e sulla vita della Santa.


Dopo un lungo viaggio giunsero ad Eisenach, per salire poi alla fortezza di Wartburg, il massiccio castello sopra la città. Qui si celebrò il fidanzamento tra Ludovico ed Elisabetta. Negli anni successivi, mentre Ludovico imparava il mestiere di cavaliere, Elisabetta e le sue compagne studiavano tedesco, francese, latino, musica, letteratura e ricamo. Nonostante il fatto che il fidanzamento fosse stato deciso per motivi politici, tra i due giovani nacque un amore sincero, animato dalla fede e dal desiderio di compiere la volontà di Dio. All'età di diciotto anni, Ludovico, dopo la morte del padre, iniziò a regnare sulla Turingia. Elisabetta divenne però oggetto di sommesse critiche, perché il suo modo di comportarsi non corrispondeva alla vita di corte. Così anche la celebrazione del matrimonio non fu sfarzosa e le spese per il banchetto furono in parte devolute ai poveri. Nella sua profonda sensibilità Elisabetta vedeva le contraddizioni tra la fede professata e la pratica cristiana. Non sopportava i compromessi. Una volta, entrando in chiesa nella festa dell'Assunzione, si tolse la corona, la depose dinanzi alla croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto. Quando la suocera la rimproverò per quel gesto, ella rispose: "Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re Gesù Cristo coronato di spine?". Come si comportava dinanzi a Dio, allo stesso modo si comportava verso i sudditi. Tra i  Detti delle quattro ancelle troviamo questa testimonianza: "Non consumava cibi se prima non era sicura che provenissero dalle proprietà e dai legittimi beni del marito. Mentre si asteneva dai beni procurati illecitamente, si adoperava anche per dare risarcimento a coloro che avevano subito violenza". Un vero esempio per tutti coloro che ricoprono ruoli di guida: l'esercizio dell'autorità, ad ogni livello, dev'essere vissuto come servizio alla giustizia e alla carità, nella costante ricerca del bene comune. Elisabetta praticava assiduamente le opere di misericordia: dava da bere e da mangiare a chi bussava alla sua porta, procurava vestiti, pagava debiti, si prendeva cura degli infermi e seppelliva i morti. Scendendo dal suo castello, si recava spesso con le sue ancelle nelle case dei poveri, portando pane, carne, farina e altri alimenti. consegnava i cibi personalmente e controllava con attenzione gli abiti e i giacigli dei poveri. Questo comportamento fu riferito al marito, il quale non solo non ne fu dispiaciuto, ma rispose agli accusatori: "Fin quando non mi vende il castello, ne sono contento!". Il suo fu un matrimonio profondamente felice: Elisabetta aiutava il coniuge ad elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli, in cambio, proteggeva la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche religiose. Sempre più ammirato per la grande fede della sposa, Ludovico, riferendosi alla sua attenzione verso i poveri, le disse: "Cara Elisabetta, è Cristo che hai lavato, cibato e di cui ti sei presa cura". Una chiara testimonianza di come la fede e l'amore verso Dio e verso il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l'unione matrimoniale. 
La giovane coppia trovò appoggio spirituale nei Frati Minori, che, dal 1222, si diffusero in Turingia. Tra di essi Elisabetta scelse frate Ruggero come direttore spirituale. Quando egli le raccontò la vicenda della conversione del giovane e ricco mercante Francesco d'Assisi Elisabetta si entusiasmò ulteriormente nel suo cammino di vita cristiana. Da quel momento, fu ancora più decisa nel seguire Cristo povero e crocifisso, presente nei poveri. anche quando nacque il primo figlio, seguito poi da altri due, la nostra Santa non tralasciò mai le sue opere di carità. Aiutò inoltre i Frati Minori a costruire un convento, di cui frate Ruggero divenne il superiore.
Una dura prova fu l'addio al marito, a fine giugno del 1227 quando Ludovico IV si associò alla crociata dell'imperatore Federico II, ricordando alla sposa che quella era una tradizione per i sovrani di Turingia. Elisabetta rispose: "Non ti tratterrò. Ho dato tutta me stessa a Dio ed ora devo dare anche te". La febbre, però, decimò le truppe e Ludovico stesso cadde malato e morì ad Otranto, prima di imbarcarsi, nel settembre 1227, all'età di ventisette anni. Elisabetta, appresa la notizia, ne fu così addolorata che si ritirò in solitudine, ma poi, fortificata dalla preghiera e consolata dalla speranza di rivederlo in Cielo, ricominciò ad interessarsi degli affari del regno. La attendeva, tuttavia, un'altra prova: suo cognato usurpò il governo della Turingia, dichiarandosi vero erede di Ludovico ed accusando Elisabetta di essere una pia donna incompetente nel governare. La giovane vedova, con i tre figli, fu cacciata dal castello e si mise alla ricerca di un luogo dove rifugiarsi. Solo due delle sue ancelle le rimasero vicino, la accompagnarono e affidarono i tre bambini alle cure degli amici di Ludovico.  Peregrinando per i villaggi, Elisabetta lavorava dove veniva accolta, assisteva i malati, filava e cuciva. Durante questo calvario sopportato con grande fede, con pazienza e dedizione a Dio, alcuni parenti, che le erano rimasti fedeli e consideravano illegittimo il governo del cognato, riabilitarono il suo nome. Così Elisabetta, all'inizio del 1228, poté ricevere un reddito appropriato per ritirarsi nel castello di famiglia a Marburgo, dove abitava anche il suo direttore spirituale Fra' Corrado. Fu lui a riferire al Papa Gregorio IX il seguente fatto: " Il venerdì santo del 1228, poste le mani sull'altare nella cappella della sua città Eisenach, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni frati e familiari, Elisabetta rinunziò alla propria volontà e a tutte le vanità del mondo. Ella voleva rinunziare anche a tutti i possedimenti, ma io la dissuasi per amore dei poveri. Poco dopo costruì un ospedale, raccolse malati e invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti. Avendola io rimproverata su queste cose, Elisabetta rispose che dai poveri riceveva una speciale grazia ed umiltà". Possiamo scorgere in questa affermazione una certa esperienza mistica simile a quella vissuta da san Francesco: il Poverello di Assisi dichiarò infatti nel suo testamento che, servendo i lebbrosi, quello che prima gli era amaro fu tramutato in dolcezza dell' anima e del corpo. Elisabetta trascorse gli ultimi tre anni nell'ospedale da lei fondato, servendo i malati, vegliando con i moribondi. Cercava sempre di svolgere i servizi più umili e i lavori più ripugnanti. Ella divenne quella che potremmo chiamare una donna consacrata in mezzo al mondo e formò, con altre sue amiche, vestite in abiti grigi, una comunità religiosa. Non a caso è patrona del Terzo Ordine Regolare di san Francesco e dell'Ordine Francescano Secolare. Nel novembre del 1231 fu colpita da forti febbri. Quando la notizia della sua malattia si propagò, moltissima gente accorse a vederla. Dopo una decina di giorni, chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio. Nella notte del 17 novembre si addormentò dolcemente nel Signore.Le testimonianze sulla sua santità furono tante e tali che, solo quattro anni più tardi, il papa Gregorio IX la proclamò Santa e, nello stesso anno, fu consacrata la bella chiesa costruita in suo onore a Marburgo. Nella figura di santa Elisabetta vediamo come la fede, l'amicizia con Cristo creino il senso della giustizia, dell'uguaglianza di tutti, dei diritti degli altri e creino l'amore, la carità. E da questa carità nasce anche la speranza, la certezza che siamo amati da Cristo e che l'amore di Cristo ci aspetta e così ci rende capaci di imitare Cristo e di vedere Cristo negli altri. Santa Elisabetta ci invita a riscoprire Cristo, ad amarLo, ad avere la fede e così trovare la vera giustizia e l'amore, come pure la gioia che un giorno saremo immersi nell'amore divino, nella gioia dell'eternità con Dio.

f.l.c.
Tratto da Sant'Antonio N. 3-4 LUGLIO-DICEMBRE 2011
BOLLETTINO DEL SANTUARIO DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
20154 MILANO - VIA FARINI 10





17 novembre - Lodi Mattutine - Inno

O Santa Elisabetta,
accogli il nostro canto:
dal gaudio del Signore
ascolta chi ti prega.

In terra hai conosciuto
la pena dell'esilio:
guida alla patria eterna
chi è ancora pellegrino

Per Cristo hai rinunciato
alla gloria terrena:
donaci di stimare
soltanto i beni eterni.

Tu hai vinto le insidie
dell'eterno nemico:
imploraci da Dio 
l'aiuto che ci salva.

Onore sia al Padre,
lode al divin Figlio,
grazia al Santo Spirito,
nei secoli eterni. Amen.




Bibliografia:


domenica 6 ottobre 2013

Milano, giovedì 20 febbraio 2014 ore 21,00 - Per conoscere Francesco d'Assisi - Incontro presso Centro Qiqajon, Via Carlo Farini, 17

Ogni terzo giovedì del mese alle ore 21,00, a partire da giovedì 17 ottobre 2013,  si terrà un incontro di formazione francescana, aperto a tutti, presso il Centro Qiqajon di via Carlo Farini, 17 di fronte al Santuario Basilica di Sant'Antonio di Padova di Milano (occorre attraversare la strada sulla quale si trova la chiesa).

Argomento degli incontri


Per conoscere  Francesco d'Assisi

Gli incontri saranno guidati da fr.   Cesare Vaiani, dell'Ordine dei Frati Minori del Convento Sant'Antonio di Padova Milano.

Mezzi di trasporto: Stazione FS Milano Porta Garibaldi, Passante ferroviario Milano Porta Garibaldi, M2 Porta Garibaldi, ATM linee 2, 4, 7, 37, 70 fermata Farini/Ferrari.






SAN FRANCESCO, UN SANTO

Durante l'anno noi cristiani celebriamo la memoria di numerosi santi, che segnano con le loro feste il calendario liturgico; le feste dei santi si inseriscono come aiuole colorate di fiori lungo la strada maestra del ciclo settimanale, centrato sulla domenica, festa primordiale della liturgia cristiana, e dei tempi liturgici, che dall'Avvento al Natale, dalla Quaresima al tempo pasquale, celebrano il mistero di Cristo Signore. 
Anche la festa di San Francesco è una di queste presenze di santi nella liturgia della chiesa, e come ogni santo anche Francesco ci rimanda al mistero di Dio, glorioso nei suoi testimoni. Il culto cristiano dei santi e della Vergine Maria, infatti, non è centrato sul santo stesso, ma sull'opera di Dio che nei santi si rivela in maniera eminente. I primi ad esserne consapevoli sono i santi stessi: essi hanno sempre scoraggiato il fanatismo di chi guarda solo alla santità dell'uomo, dimenticando che l'agire umano rimanda sempre al mistero di Dio. Francesco stesso, così profondamente convinto che il bene che noi operiamo è solo del Signore, "perchè suo è ogni bene ed Egli solo è buono", ci insegna a riconoscere in ogni bontà e in ogni santità umana un rimando alla fonte del bene, che è Dio solo.
Questa visione dei santi intesi come manifestazioni del mistero di Dio ci mostra molteplici e diversi aspetti del suo mistero. Infatti, se è certamente vero che Dio è uno solo, pure i modi di rivelarlo, realizzati dalle vite dei santi, brillano per la loro inesauribile varietà. Altro è il modo di manifestare Dio realizzato da san Francesco e altro è il modo di sant'Antonio, altro è il modo di Chiara d'Assisi e altro il modo della sua amica santa Agnese di Boemia. Sono certamente tutti santi, talvolta sono perfino vicini nel tempo e nell'ispirazione spirituale, ma ognuno di essi ha caratteristiche proprie, che fanno risplendere un aspetto diverso del ricco mistero di Dio. Questa varietà di accenti spiega anche perchè ha senso celebrare numerosi santi: se fossero tutti uguali nella loro santità, basterebbe celebrare un'unica festa! Invece la Chiesa, nella sua materna saggezza, ci fa guardare ora all'uno, ora all'altro, sottolineando diversi aspetti esemplari, utili a guidare ciascuno di noi nel cammino verso Dio.
Quello che la vita di Francesco testimonia in maniera speciale è l'azione dello Spirito del Signore. Francesco stesso dice nella Regola che ha scritto per i suoi frati, che ciò che dobbiamo desiderare sopra ogni cosa è di "avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione". Se dice che lo dobbiamo desiderare "sopra ogni cosa", vuol dire che lo ritiene davvero importante!
E' lo Spirito di Dio, infatti,  che suscita nel cuore dell'uomo la fede e l'amore; non siano noi che, da noi stessi, possiamo darci la fede o la carità. Solo aprendoci alla Sua azione sentiamo crescere nel nostro cuore la capacità di dire  "Credo" e la forza per dire "Amo".
L'azione dello stesso Spirito del Signore ci rende una cosa sola con il Figlio di Dio, Gesù, e dunque ci fa entrare in relazione filiale con Dio, Padre di Gesù e padre nostro; la conseguenza di questa azione dello Spirito  è che, rendendoci figli nel Figlio, egli ci fa fratelli fra noi, fratelli minori alla stessa maniera in cui Gesù si è fatto nostro fratello e nostro servo. Nasce così la fraternità, quel rapporto da fratelli che vediamo realizzato così bene in "frate Francesco": possiamo notare che Francesco scelse per sè e per i suoi frati il nome di "frati minori",  che sottolinea un modo di essere fratelli.
Francesco ci insegna anche che lo Spirito del Signore, facendoci riconoscere che ogni bene è di Dio, ci guida all'espropriazione e ci fa abbracciare la povertà del cuore. La povertà consiste prima di tutto in una dimensione del cuore, che non si appropria di nulla, nè delle cose nè delle persone, e che riconosce nei beni di questo mondo i doni di Dio, che vanno a Lui restituiti con riconoscenza e con gioia.
E' lo Spirito che rende "spirituale" il nostro ascolto del Vangelo, nel quale ci parla il Signore Gesù; se non ci apriamo all'azione vivificante dello Spirito leggiamo il Vangelo come un libro morto, mentre la forza dello Spirito ci permette di cogliere oggi la voce viva di Gesù. Francesco lo aveva capito bene, lui che molte volte usa l'espressione "come dice il Signore nel Vangelo" e non "come disse il Signore": usa il verbo al presente, perchè lo Spirito rende attuale quella parola di Gesù. 
Infine, Francesco, che ci invita ad "avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione", ci ricorda che l'effetto della presenza dello Spirito è proprio la sua "santa operazione", cioè un agire geniale e intraprendente, per realizzare quello che il Signore ci suggerisce.  Non c'è nulla di più pratico di un uomo spirituale: la spiritualità cristiana non è qualcosa di astratto e disincarnato, ma qualcosa che ha a che fare con la vita e con la pratica o, come dice Francesco,  con la "santa operazione".
Celebrando la festa di San Francesco, dunque, guardiamo alle caratteristiche specifiche della sua santità, e ne raccogliamo l'ammaestramento spirituale, che egli ha espresso anzitutto con la vita, ma anche con la sua dottrina, attraverso gli insegnamenti raccolti e tramandati dai suoi scritti e dalle sue biografie. 
Va tuttavia aggiunto che secondo la prospettiva cattolica i santi non sono solo modelli e maestri di vita cristiana; essi sono anche intercessori, che possono darci una mano presso Dio ed aiutare il nostro cammino umano. E' vero che, tante volte, per i bisogni concreti della nostra vita ci rivolgiamo più a sant'Antonio, grande intercessore di miracoli presso Dio; ma se vogliamo chiedere qualcosa che aiuti il nostro progresso spirituale, forse sarà bene ricorrere a san Francesco, dal quale possiamo imparare soprattutto ad "avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione". 


Tratto da Sant'Antonio N. 3 LUGLIO-SETTEMBRE 2013
BOLLETTINO DEL SANTUARIO DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
20154 MILANO - VIA FARINI 10
in distribuzione presso il Santuario  

Milano, Via Carlo Farini, 10 
Santuario di Sant'Antonio di Padova
Convento dei Frati Minori
Ex Chiesetta dell'Immacolata


   

giovedì 26 settembre 2013

3 ottobre 2013 - Commemorazione del Transito di San Francesco d'Assisi nel Santuario di Sant'Antonio a Milano

        Commemorazione del Transito di S.Francesco
        
         ore   18.00   Vespri 
         ore   18,30    Santa Messa - Transito                                   



Altare di San Francesco
 nel Santuario di Sant'Antonio di Padova, Milano



Leggenda dei tre compagni

Capitolo XVII

DELLA MORTE DEL BEATO FRANCESCO E COME, DUE ANNI PRIMA, AVEVA RICEVUTO LE STIMMATE DEL SIGNORE NOSTRO GESU' CRISTO.


[1482]    68      Vent'anni erano trascorsi da quando Francesco, uomo apostolico, aveva aderito perfettamente a Cristo, seguendo la vita e le orme degli apostoli. L'anno della Incarnazione del Signore, 1226, al 4 di ottobre, domenica, egli migrò felicemente a Cristo, conquistando il riposo eterno dopo tanti travagli, e presentandosi degnamente al cospetto del suo Signore.

     Un suo discepolo, famoso per santità, vide l'anima di Francesco in forma di stella, avente le dimensioni della luna e splendente come il sole, sorretta da una nube candida, levarsi da una distesa di acque e salire dritta al cielo.
     Molto egli aveva faticato nella vigna del Signore, sollecito e fervente nelle orazioni, nei digiuni, nelle veglie, nelle predicazioni e peregrinazioni evangeliche, nella cura e compassione verso il prossimo, nel disprezzo verso se stesso: e ciò dai primordi della conversione fino al giorno che migrò a Cristo.
     Aveva amato Gesù con tutto il cuore, tenendo costantemente nel pensiero il suo ricordo sempre lodandolo con la parola e glorificandolo con le sue opere fruttuose. Amò Dio con tanto ardore e profondità, che al solo udirlo nominare, come si sentisse liquefare il cuore, effondeva il suo animo commosso, dicendo: "Cielo e terra dovrebbero chinarsi al nome del Signore! [1Cel. 88; AP 46; LEE 8 - 1Cel  110; 2Cel . 217; Leg. mag. 14,6].


Tratto da Fonti Francescane, Editrice Efr,  Padova, 2012



Fonti Francescane
di 
Editore: Efr
Informazioni: terza edizione rivista e aggiornata, edizione tascabile. - pp. 2366, Padova 
Stampato: 2012-01-01
Codice: 978888135026



Scritti e biografie di San Francesco d'Assisi.
Cronache e altre testimonianze del primo secolo francescano.
Scritti e biografie di Santa Chiara d'Assisi.
Testi normativi dell'Ordine Francescano Secolare.

sabato 6 luglio 2013

Sant'Antonio fra terra e cielo - Basilica Santuario Sant'Antonio di Padova a Milano


Chissà quante persone hanno visto la statua di Sant'Antonio da quando, nel lontano 1930, fu collocata sopra il campanile del santuario! Stranamente orientato verso il nord, verso la periferia di Milano, verso i quartieri che si sarebbero sviluppati negli anni successivi, sant'Antonio guarda verso il futuro, verso e oltre i confini, uomo di frontiera.
Dall'alto del campanile continua a dominare con un colpo d'occhio miriadi di persone. La gente del quartiere di Porta Volta, che nei decenni si era fatta sempre più popolosa, tanto da richiedere che il nostro santuario diventasse parrocchia per questa zona della città, ma che poi ha iniziato a lasciare gli spazi delle abitazioni a uffici e banche, atelier di moda e negozi di modernariato, mentre i cinesi, dalla vicina Chinatown di via Paolo Sarpi si sono estesi fino a qui. I tanti poveri che ogni giorno si danno appuntamento al Centro S. Antonio, per trovare una persona amica a cui affidare le proprie miserie, un pasto caldo, dei vestiti dignitosi che la generosità anonima di tante persone consente di raccogliere nel guardaroba del Centro. I fedeli di ogni età, classe sociale e nazione che raggiungono il santuario per incontrare Dio nella preghiera e parlare con un frate,  confessarsi e ricevere la benedizione dell'Onnipotente. I numerosi malati che hanno bisogno di cure ed esami medici presso la sede dell'ASL, proprio di lato al santuario. Coloro che si recano a trovare i loro cari defunti al Cimitero Monumentale, ma anche i tanti turisti che lo visitano come gioiello di architettura e scrigno di opere d'arte.
E poi i passanti che sostano per prendere il tram all'inizio della via, i bambini che riempiono di gioia il cortile di Qiqajon, le giovani modelle che si recano per il casting in via Maroncelli, le studentesse del Pensionato delle suore Stimmatine e gli studenti del Pensionato del nostro convento, gli impiegati e le segretarie che escono dagli uffici per la pausa pranzo, gli zingari che chiedono l'elemosina sul sagrato e al semaforo. E poi il popolo della notte, che parcheggia con fantasia lungo i marciapiedi di via Farini e davanti alla chiesa, perchè siamo a due passi da Corso Como e dai locali di tendenza della Milano che non dorme.
E poi ancora tanti tantissimi uomini e donne, che in questi decenni sono semplicemente passati di qua per caso, sono venuti apposta per un motivo importante o si sono fermati per più tempo, facendo del santuario e del convento il loro punto spirituale di riferimento. Quante persone, quante storie, quanti intrecci di vite ha visto sant'Antonio di lassù. Mi piace pensare che ne abbia parlato con Gesù, che tiene tra le braccia, indicandogli tutti quei volti che anche senza saperlo sono passati sotto il suo sguardo.
"Guarda, Gesù, quante persone passano laggiù. Sono spesso di fretta, con il loro bagaglio di preoccupazioni, di ansie per il futuro, di inquietudini. C'è anche qualche persona allegra, ma la maggior parte no, non lo è.  Qualcuno butta l'occhio verso di noi e ci manda una preghiera. Non ascoltare quelli che, feriti dalla vita o troppo facili all'arrabbiatura, ti insultano maledicendoti. Sii per tutti loro quello che sei stato per me, dolcissimo Bambino Gesù: il sorriso d'amore di Dio. Prenditi cura di loro e di tutti i loro cari  e, abbracciandoli con affetto, manda su di loro la tua benedizione".
In mezzo alla città che cresce vorticosamente verso l'alto, aggressiva metropoli di grattacieli e di boschi verticali, versione postmoderna dei giardini pensili di Babilonia, al limitare del centro storico e della periferia, in un crocevia di linee di comunicazione popolate da persone spesso non comunicanti, sant'Antonio è lì. Semplicemente sta lì, fra la terra e il cielo, segno silenzioso ma eloquente della misericordia di Dio e della sua tenerezza d'amore, faro luminoso di accoglienza verso tutti e messaggero di pace e di bene.

fr. Ernesto Dezza
Rettore del Santuario

Tratto da 
Sant'Antonio, Bollettino del Santuario di Sant'Antonio da Padova
Via Carlo Farini, 10 -  Milano
Tel. 02.65.51.145 
numero 2/2013 -  APRILE -GIUGNO
in distribuzione presso il Santuario.




domenica 2 giugno 2013

13 giugno 2013 - Milano - Festa di s. Antonio di Padova nel Santuario di Via Carlo Farini 10

LINK

13 giugno - Festa di Sant'Antonio di Padova
Santuario di Sant'Antonio a Milano
I gigli di Sant'Antonio

Festa di S. Antonio di Padova 2013

Basilica Santuario S. Antonio - via Carlo Farini, 10 – Milano

TREDICINA IN ONORE DEL SANTO

dal 1° al 13 Giugno 

3-5 giugno, ore 18.30: 

Antonio, il predicatore

fr. Pasquale Ghezzi, 

Incaricato Missioni al popolo

6-8 giugno, ore 18.30: 

Antonio, uomo di preghiera

fr. Giovanni Farimbella

9 giugno, ore 18.00

10-11 giugno, ore 18.30:

Antonio, invito alla conversione

fr. Gian Carlo Colombo, 

Penitenziere in Duomo

DOMENICA 9 GIUGNO

Ss. Messe ore 7.30 - 9.00 - 10.30 - 12.00 – 18.00

ore 16.00 “CREDO IN UNUM DEUM"

meditazione musicale della Schola Cantorum

della Basilica

in occasione della festa patronale 

MARTEDÌ 11 GIUGNO

ore 10.30 S. Messa con unzione degli infermi; 

prenotare in sacrestia presso fr. Roberto

MERCOLEDÌ 12 GIUGNO

Ss. Messe 7.00 – 8.15 – 18.30 – 20.00

ore 18.30 Rev. p. Giuseppe Bettoni, 

Vicario S. Maria Incoronata

ore 20.00 M. Rev. Mons. Giancarlo Quadri, 

Responsabile diocesano pastorale migranti

S. Messa in italiano e in singalese

Segue processione con la statua del Santo

CONFESSIONI in Santuario 8.30 - 12.00 / 15.00 - 19.00

BENEDIZIONI – PANINI E GIGLI BENEDETTI –

OGGETTI RELIGIOSI

dalle 15.00 alle 23.00 

nella ex chiesa Maria Immacolata, via Farini angolo via Quadrio


GIOVEDÌ 13 GIUGNO, SOLENNITÀ LITURGICA

Ss. Messe 7.00 - 8.15 - 9.00 - 10.30 - 13.00 - 16.30 - 18.30 - 21.00

ore 10.30 S. Em.za Rev.ma Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano

ore 16.30 Rev. p. Gilberto Zini, pavoniano, Direttore Àncora Editrice

ore 18.30 M. Rev. fr. Francesco Bravi, Ministro provinciale dei Frati Minori di Lombardia

ore 7.45 Lodi mattutine

ore 15.30 benedizione dei bambini

ore 18.00 Vespri

CONFESSIONI in Santuario 7.00 - 21.00

BENEDIZIONI – PANINI E GIGLI BENEDETTI – OGGETTI RELIGIOSI

dalle 7.30 alle 22.00

nella ex chiesa Maria Immacolata, via Farini angolo via Quadrio


Ex chiesa Maria Immacolata, via Farini angolo via Quadrio



Domenica 9 giugno 2013 - Concerto nella Basilica Santuario S. Antonio - Via C. Farini 10 Milano

Basilica Santuario S. Antonio di Padova - Via C. Farini, 10 - Milano

CREDO IN UNUM DEUM

CONCERTO SPIRITUALE


SCHOLA CANTORUM

direttore Luigi PONZI

Domenica 9 giugno 2013 - ore 16,00

INGRESSO LIBERO

domenica 28 aprile 2013

Milano - Santuario di Sant'Antonio di Padova - I Frati Minori "fuori Porta Tenaglia".

 



     Sul finire del 1800, i Frati Minori lombardi, dopo aver subito, come tutti gli altri ordini religiosi, due successive soppressioni, desideravano ristabilire in Milano una loro presenza. Ci riuscirono con uno stratagemma quando - il 1° dicembre 1870 - padre Giancrisostomo Taramelli da Bergamo, Commissario di Terra Santa a Roma, otteneva dalla Santa Sede e dal Governo dell'Ordine l'autorizzazione ad erigere, appena fuori dalle mura cittadine, una casa che fungesse da "ospizio" per i francescani della Custodia di Terra Santa, Ente riconosciuto anche dal neo-costituito Regno d'Italia.
     Nel 1871 si acquistò un terreno "fuori Porta Tenaglia" (poi Porta Volta), tra le vie Farini e Maroncelli e su questo venne edificato il piccolo ospizio che qualche anno dopo già veniva riconosciuto come convento "regolare" e anche casa di noviziato alle dipendenze dei francescani della Provincia Veneta.
     Nel frattempo, il 17 luglio 1873 era stato aperto un piccolo oratorio e il 2 maggio 1875 si poneva la prima pietra di una chiesetta dedicata a Maria Immacolata (la prima chiesa sorta in Milano sotto questo titolo), aperta sulla Via Quadrio (allora Via Mazzini) e che venne consacrata il 1° giugno dell'anno successivo.
     Una grossa novità sopraggiunse il 28 ottobre del 1898 su nuove basi, la "Provincia dei Frati Minori di Lombardia", posta sotto la protezione di San Carlo Borromeo: il conventino fuori "Porta Tenaglia" fu scelto come sede della Curia della neonata Provincia. Nel 1902 si ampliò la parte prospiciente via Maroncelli e si aggiunsero due piccole ali su Via Quadrio e Via Farini, mentre l'8 dicembre del medesimo anno si poneva la prima pietra della nuova chiesa che sarebbe stata dedicata a sant'Antonio di Padova. Il progetto fu affidato all'arch. Luigi Cesa Bianchi. Dopo soli quattro anni, il 12 giugno 1906, il beato cardinale Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, ne compiva la solenne consacrazione.
     Altri interventi - e non piccoli - si succedettero nel tempo:

  •  nel 1926 si alzò di un piano l'ala del convento su via Maroncelli
  • tra il 1932 e il 1937 il santuario fu ampliato (aggiungendo all'unica navata due "spazi laterali" sui quali furono appoggiate tre cappelle per lato) e fu edificato il campanile.
  • nel 1964 fu demolita una parte, ormai fatiscente, del vecchio conventino e fu edificato, su progetto dell'arch. Luigi Caccia Dominioni, il nuovo fabbricato prospiciente via Farini. Infine, tra il 1987 e il 1994, si procedette a un generale intervento di ripristino conservativo e di ristrutturazione della parte superstite dell'antico convento che potè così tornare ad ospitare - come era stato agli inizi della sua storia - gli uffici della Curia provinciale e dare nuovo incremento alle attività che da sempre lo caratterizzavano: l'animazione missionaria e le opere di carità sorte nel nome del santo di Padova (attenzione ai fratelli poveri con centro d'ascolto, guardaroba e mensa).  



Tratto da 
Supplemento al bollettino periodico "Sant'Antonio" 
numero 1/2013
in distribuzione presso il Santuario.