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Santuario Basilica S. Antonio di Padova - Milano |
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mercoledì 10 giugno 2015
mercoledì 20 maggio 2015
Mese di maggio: preghiamo Maria
e aiutiamo i Cristiani della Terra Santa:
Ave o Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta
fra tutte le donne
e benedetto è il figlio tuo Gesù.
Santa Maria,
madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso
e nell'ora della nostra morte.
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Siria
venerdì 3 aprile 2015
San Francesco e la Pasqua
Se proviamo a ricercare nella Scritti di san Francesco quando e come egli parli della Pasqua, emerge una certa qual assenza di riferimenti espliciti alla risurrezione.
La parola resurrezione (resurrectio), infatti, ritorna una sola volta, per indicare la scadenza che pone fino al digiuno quaresimale ("fino alla resurrezione del Signore"), e quindi con un significato poco rilevante per la nostra indagine; mentre il verbo risorgere (resurgo) ritorna una volta sola, nel salmo di nona dell'Ufficio della Passione, questa volta però con un versetto significativo.
Anche la parola Pasqua (Pascha) ritorna solo due volte, una per indicare ancora la fine del digiuno quaresimale, ed una volta per indicare il gesto di Gesù, che "prossimo alla passione, celebrò la pasqua con i suoi discepoli e, prendendo il pane rese grazie, lo benedisse..." e quindi con un significato piuttosto riferito all'eucaristia.
La prima impressione è quindi quella di una certa assenza del riferimento esplicito al tema della resurrezione: anche quando Francesco (un paio di volte negli Scritti) fa una specie di riassunto della storia di Gesù, non fa cenno esplicito alla resurrezione e insiste piuttosto sulla sua morte per noi. D'altra parte, è ovvio che Francesco conosce e crede la realtà della risurrezione del Signore; ma piuttosto che affermarla direttamente, egli preferisce dichiararla implicitamente, parlando molte volte del Signore glorioso e risorto, colui che oggi è vivente e salvatore. In articolare Francesco è convinto che due aspetti contraddistinguano la presenza di cristo vivente oggi: egli parla nel Vangelo ed è presente e agisce nell'eucaristia. La parola (soprattutto il Vangelo, ma in verità tutta la Bibbia) e il sacramento dell'eucaristia, infatti, sono costantemente presenti nell'esperienza di Francesco, e ad essi egli si riferisce esplicitamente molte volte.
L'espressione "come dice il Signore nel Vangelo" ritorna innumerevoli volte negli Scritti, in particolare nelle Regole; in tale espressione bisogna notare che il verbo usato da Francesco è sempre rigorosamente al presente (dice, non disse), perché è oggi che Cristo parla nel Vangelo e non si tratta del ricordo di quanto egli disse tanto tempo fa, quanto di ciò che egli oggi dice a chi lo ascolta con fede. Egli può parlare oggi semplicemente perché è il risorto, e dunque è vivo oggi. Un episodio biografico che bene illustra questa convinzione di Francesco è quello narrato dal Memoriale (Vita seconda) del Celano, dove alla domanda di Bernardo, che vuole condividere la sua vita e gli chiede cosa fare, Francesco risponde: "Prendiamo il libro del Vangelo e chiediamo consiglio a Cristo"; la triplice apertura del Vangelo gli rivela la volontà di Cristo proprio perché egli è il risorto, vivente e parlante nell'oggi di ogni credente.
L'altra forma di presenza del risorto è legata all'eucaristia; ed è il passaggio dall'attenzione alla presenza di Cristo nel Vangelo a quella nel sacramento è più che legittimo, perché ritorna spesso nei testi di Francesco e perché è in profonda sintonia con la fede cristiana. Tra i diversi testi nei quali Francesco parla dell'eucaristia fermiamo l'attenzione sulla Lettera a tutto l'Ordine, dalla quale riprendiamo alcune espressioni che fanno intendere che la presenza del Cristo nell'eucaristia è la presenza del risorto vivente oggi:
"Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo; se il Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo! Tutta l'umanità trepidi, l'universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull'altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. [...] Se poi nel luogo vi fossero più sacerdoti, l'uno, per amore di carità, si accontenti dell'ascolto della celebrazione dell'altro sacerdote, poiché il signore Gesù Cristo riempie presenti ed assenti che sono degni di lui. Egli, infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen."
In questo testo possiamo sottolineare che la presenza di Cristo nell'eucaristia rimanda anzitutto a "Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo"; si tratta di un riferimento esplicito alla condizione gloriosa del risorto, attribuita al Cristo presente nel sacramento. Saggiamente, l'ultima edizione delle Fonti Francescane ha preferito tradurre il latino victurum con vivente piuttosto che con vincitore: il vocabolo latino permette tutte e due le versioni, perché victurus è participio futuro sia di vivere che di vincere, ma nel nostro caso l'opposizione a morituro sostiene questa interpretazione.
Anche l'invito ad un'unica celebrazione della Messa conduce Francesco ad affermare l'azione attuale di Cristo, che agisce nel presente, perché "uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito". Non solo nell'eucaristia è presente il Signore risorto, ma la sua presenza e azione ci permette di entrare in comunione vera con tutta la santa Trinità.
In questa Pasqua 2015, anche noi ascolteremo la parola del Vangelo e potremo accostarci al sacramento dell'eucaristia: Francesco ci insegna che questi sono i mezzi con cui il Risorto si fa presente oggi per noi.
Quale grazia ci è donata con la Parola e il sacramento: poter incontrare il Risorto! Nasce nel cuore lo stupore e il rendimento di grazie per un tale dono; e forse anche un po' di gratitudine verso il nostro fratello san Francesco, che ci aiuta a scoprire un tale mistero.
In questo testo possiamo sottolineare che la presenza di Cristo nell'eucaristia rimanda anzitutto a "Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo"; si tratta di un riferimento esplicito alla condizione gloriosa del risorto, attribuita al Cristo presente nel sacramento. Saggiamente, l'ultima edizione delle Fonti Francescane ha preferito tradurre il latino victurum con vivente piuttosto che con vincitore: il vocabolo latino permette tutte e due le versioni, perché victurus è participio futuro sia di vivere che di vincere, ma nel nostro caso l'opposizione a morituro sostiene questa interpretazione.
Anche l'invito ad un'unica celebrazione della Messa conduce Francesco ad affermare l'azione attuale di Cristo, che agisce nel presente, perché "uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito". Non solo nell'eucaristia è presente il Signore risorto, ma la sua presenza e azione ci permette di entrare in comunione vera con tutta la santa Trinità.
In questa Pasqua 2015, anche noi ascolteremo la parola del Vangelo e potremo accostarci al sacramento dell'eucaristia: Francesco ci insegna che questi sono i mezzi con cui il Risorto si fa presente oggi per noi.
Quale grazia ci è donata con la Parola e il sacramento: poter incontrare il Risorto! Nasce nel cuore lo stupore e il rendimento di grazie per un tale dono; e forse anche un po' di gratitudine verso il nostro fratello san Francesco, che ci aiuta a scoprire un tale mistero.
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lunedì 23 marzo 2015
SANTA PASQUA 2015 AL SANTUARIO DI SANT'ANTONIO DI PADOVA A MILANO
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lunedì 15 dicembre 2014
ORARI DELLE CELEBRAZIONI NELLE FESTE NATALIZIE 2014/2015 -SANTUARIO SANT'ANTONIO DI MILANO - Raccolta straordinaria natalizia 28 -31 dicembre 2014
ORARI DELLE CELEBRAZIONI NELLE FESTE NATALIZIE 2014/2015
IL NATALE DI FRANCESCO
Posto questo solido fondamento "teologico", la maniera con cui Francesco guarda il mistero è caratteristica: egli viene colpito soprattutto dalla povertà di Gesù e di sua madre, dalla scelta di abbassamento che si manifesta nella greppia di Betlemme (e che vuole riprodurre visibilmente a Greccio), una scelta che si realizza allo stesso modo in tutta la vita di Gesù "che fu povero e ospite e visse di elemosine, lui e la beata Vergine e i suoi discepoli" e che si manifesta ugualmente oggi davanti ai nostri occhi nell'eucarestia, mistero dell'umiltà di Dio" e prolungamento dell'incarnazione. Ogni volta che Francesco si accosta al pane consacrato, egli contempla nuovamente il farsi carne del Figlio di Dio, "colui che totalmente a noi si dona" e davanti al quale l'unica risposta può essere un dono altrettanto totale, nella espropriazione radicale.
Questa attenzione all'immagine di Dio che si fa "minore", cioè più piccolo, che "è nato lungo la via e deposto in una mangiatoia, poiché non c'era un posto nell'albergo" (Ufficio della passione, salmo XV, 7: FF 303) gli fa apprezzare la bellezza dell'umiltà e della semplicità e si esprime in una "estetica della povertà", che risplende magnificamente nella notte del Natale di Greccio. Non è esagerato parlare di una concezione estetica, perché in quell'episodio c'è una chiara percezione della bellezza, che consiste in quella "semplicità, povertà, umiltà", che richiama "la nascita del Re povero e Betlemme città piccolina". Tale bellezza genera un godimento,cui Francesco è sensibile, e che egli gusta con tutti i suoi sensi, nel grato stupore della vista, nella dolcezza del gusto e del tatto, nella gioia canora dell'udito. L'estetica della povertà trova a Greccio la sua solenne celebrazione.
Tutto questo provoca dunque in Francesco l'emozione e la gioia dei sensi spirituali, suscita in lui la piena degli affetti, ma soprattutto diventa in lui esperienza di vita vissuta: egli sa di essere "figlio del Padre, fratello sposo e madre del Signore Gesù", con una maternità che si esprime in "opere sante" e che risplende agli altri in esempio. Queste ultime espressioni, che si trovano nella sua Lettera ai fedeli, mostrano che, secondo Francesco, la nascita del Figlio di Dio non avviene solo in Maria, ma deve compiersi in ognuno di noi, chiamato ad essere "madri" del Signore Gesù. Nel salmo del Natale, dell'Ufficio della Passione egli conclude la sua prolungata lode contemplativa del mistero dell'incarnazione con queste parole: "Portate in offerta i vostri corpi e caricatevi sulle spalle la sua santa croce e seguite sino alla fine i suoi comandamenti". La contemplazione del mistero di Betlemme genera anzitutto la lode, ma questa lode non è sterile, fiorisce nella sequela fedele del Signore e partorisce opere sante che "devono risplendere in esempio". Francesco non si accontenta di guardare con ammirazione il mistero del Natale, ma sente di volersi coinvolgere concretamente con la sua stessa vita e con il suo agire.
Le opere sante e l'esempio che risplende per gli altri ci mostrano un ultimo tratto del sentire di Francesco, che spiega anche l'episodio di Greccio o il suo desiderio, ricordato dai biografi, di rivolgersi all'imperatore perché decretasse la distribuzione, nel giorno del Natale, di viveri per tutti, uomini e animali: Francesco sente profondamente che la gioia del Natale va condivisa. Egli non può tenere per sé tale profonda esultanza, e deve annunciarla a tutti, nell'invenzione di quella notte "sceneggiata" per tutti gli abitanti della vallata di Greccio o nell'invito ripetuto e cantato delle antiche parole del salmo: "Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore la gloria e l'onore; date al Signore la gloria per il suo nome".
La gioia del Natale è contagiosa e va condivisa, soprattutto con gli ultimi e i poveri, che sono gli amici di Dio.
E' questa gioia condivisa, annunciata e vissuta da Francesco, che vi auguriamo anche in questo Natale, che ha tanto bisogno di solidarietà e di condivisione.
Fra Cesare Vaiani
Sant'Antonio, Bollettino del Santuario di Sant'Antonio da Padova
Via Carlo Farini, 10 - Milano
Tel. 02.65.51.145
numero 4/2014 - OTTOBRE-DICEMBRE
in distribuzione presso il Santuario.
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Via Carlo Farini, 10, 20154 Milano, Italia
sabato 29 novembre 2014
6-7-8 dicembre 2014
8,30/13,00 - 16,30/19,30
Milano, Via Carlo Farini, 10
Convento S. Antonio
Mercatino Natalizio Francescano
Con Sorella Provvidenza
alla Greppia di Gesù
Biglietti e decori natalizi,
marmellate, borse, bazar,
lavori a maglia, marmellate,
bijoux, feltro, candele,
Fai un dono nella condivisione!
Mezzi di trasporto: Stazione FS Milano Porta Garibaldi, Passante ferroviario Milano Porta Garibaldi, M2 Porta Garibaldi, M5 Porta Garibaldi, ATM linee 2, 4, 37, fermata Farini/Ferrari.
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Ubicazione:
Via Carlo Farini, 10, 20154 Milano, Italia
giovedì 9 ottobre 2014
Milano, giovedì 16 ottobre 2014 - Corso di Spiritualità Francescana "La via di Francesco" guidato da fra Cesare Vaiani - Centro Qiqajon, Via Carlo Farini 17
Ogni terzo giovedì del mese alle ore 21,00, a partire da giovedì 16 ottobre 2014, e fino a maggio 2015, si terrà un
Corso di spiritualità francescana
"La via di Francesco"
Si tratta di un ciclo di appuntamenti dedicati all'approfondimento della figura di san Francesco d'Assisi e del suo carisma guidati da fra Cesare Vaiani.
Sede degli incontri sarà il Centro Qiqajon di via Carlo Farini, 17 di fronte al Santuario Basilica di Sant'Antonio di Padova di Milano (occorre attraversare la strada sulla quale si trova la chiesa).
Mezzi di trasporto: Stazione FS Milano Porta Garibaldi, Passante ferroviario Milano Porta Garibaldi, M2 Porta Garibaldi, M5 Porta Garibaldi, ATM linee 2, 4, 7, 37, fermata Farini/Ferrari.
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Ubicazione:
Via Carlo Farini, 17, 20154 Milano, Italia
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