mercoledì 20 maggio 2015

Mese di maggio: preghiamo Maria



e aiutiamo i Cristiani della Terra Santa:




Ave o Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta
fra tutte le donne 
e benedetto è il figlio tuo Gesù.
Santa Maria, 
madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso
 e nell'ora della nostra morte.


venerdì 3 aprile 2015

San Francesco e la Pasqua


Se proviamo a ricercare nella Scritti  di san Francesco quando e come egli parli della Pasqua, emerge una certa qual assenza di riferimenti espliciti alla risurrezione.
La parola resurrezione (resurrectio), infatti, ritorna una sola volta, per indicare la scadenza che pone fino al digiuno quaresimale ("fino alla resurrezione del Signore"), e quindi con un significato poco rilevante per la nostra indagine; mentre il verbo risorgere (resurgo) ritorna una volta sola, nel salmo di nona dell'Ufficio della Passione, questa volta però con un versetto significativo.
Anche la parola Pasqua (Pascha) ritorna solo due volte, una per indicare ancora la fine del digiuno quaresimale, ed una volta per indicare il gesto di Gesù, che "prossimo alla passione, celebrò la pasqua con i suoi discepoli e, prendendo il pane rese grazie, lo benedisse..." e quindi con un significato piuttosto riferito all'eucaristia. 
La prima impressione è quindi quella di una certa assenza del riferimento esplicito al tema della resurrezione: anche quando Francesco (un paio di volte negli Scritti) fa una specie di riassunto della storia di Gesù, non fa cenno esplicito alla resurrezione e insiste piuttosto sulla sua morte per noi. D'altra parte, è ovvio che Francesco conosce e crede la realtà della risurrezione del Signore; ma piuttosto che affermarla direttamente, egli preferisce dichiararla implicitamente, parlando molte volte del Signore glorioso e risorto, colui che oggi è vivente e salvatore. In articolare Francesco è convinto che due aspetti contraddistinguano la presenza di cristo vivente oggi: egli parla nel Vangelo ed è presente e agisce nell'eucaristia. La parola (soprattutto il Vangelo, ma in verità tutta la Bibbia) e il sacramento dell'eucaristia, infatti, sono costantemente presenti nell'esperienza di Francesco, e ad essi egli si riferisce esplicitamente molte volte.
L'espressione "come dice il Signore nel Vangelo" ritorna innumerevoli volte negli Scritti, in particolare nelle Regole; in tale espressione bisogna notare che  il verbo usato da Francesco è sempre rigorosamente al presente (dice, non disse), perché è oggi che Cristo parla nel Vangelo e non si tratta del ricordo di quanto egli disse tanto tempo fa, quanto di ciò che egli oggi dice a chi lo ascolta con fede. Egli può parlare oggi semplicemente perché è il risorto, e dunque è vivo oggi.  Un episodio biografico che bene illustra questa convinzione di Francesco è quello narrato dal Memoriale (Vita seconda) del Celano, dove alla domanda di Bernardo, che vuole condividere la sua vita e gli chiede cosa fare, Francesco risponde: "Prendiamo il libro del Vangelo e chiediamo consiglio a Cristo"; la triplice apertura del Vangelo gli rivela la volontà di Cristo proprio perché egli è il risorto, vivente e parlante nell'oggi di ogni credente.
L'altra forma di presenza del risorto è legata all'eucaristia; ed è il passaggio dall'attenzione alla presenza di Cristo nel Vangelo a quella nel sacramento è più che legittimo, perché ritorna spesso nei testi di Francesco e perché è in profonda sintonia con la fede cristiana. Tra i diversi testi nei quali Francesco parla dell'eucaristia fermiamo l'attenzione sulla Lettera a tutto l'Ordine, dalla quale riprendiamo alcune espressioni che fanno intendere che la presenza del Cristo nell'eucaristia è la presenza del risorto vivente oggi:
"Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo; se il Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo! Tutta l'umanità trepidi, l'universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull'altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. [...] Se poi nel luogo vi fossero più sacerdoti, l'uno, per amore di carità, si accontenti dell'ascolto della celebrazione dell'altro sacerdote, poiché il signore Gesù Cristo riempie presenti ed assenti che sono degni di lui. Egli, infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen."
In questo testo possiamo sottolineare che la presenza di Cristo nell'eucaristia rimanda anzitutto a "Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo"; si tratta di un riferimento esplicito alla condizione gloriosa del risorto, attribuita al Cristo presente nel sacramento. Saggiamente, l'ultima edizione delle Fonti Francescane ha preferito tradurre il latino victurum con vivente piuttosto che con vincitore: il vocabolo latino permette tutte e due le versioni, perché victurus è participio futuro sia di vivere che di vincere, ma nel nostro caso l'opposizione a morituro sostiene questa interpretazione. 
Anche l'invito ad un'unica celebrazione della Messa conduce Francesco ad affermare l'azione attuale di Cristo, che agisce nel presente, perché "uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito". Non solo nell'eucaristia è presente il Signore risorto, ma la sua presenza e azione ci permette di entrare in comunione vera con tutta la santa Trinità. 
In questa Pasqua 2015, anche noi ascolteremo la parola del Vangelo e potremo accostarci al sacramento dell'eucaristia: Francesco ci insegna che questi sono i mezzi con cui il Risorto si fa presente oggi per noi.
Quale grazia ci è donata con la Parola e il sacramento: poter incontrare il Risorto! Nasce nel cuore lo stupore e il rendimento di grazie per un tale dono; e forse anche un po' di gratitudine verso il nostro fratello san Francesco, che ci aiuta a scoprire un tale mistero.
fr. Cesare Vaiani
Tratto da Sant'Antonio
BOLLETTINO DEL SANTUARIO
 DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
N.1 MARZO 2015
(in distribuzione presso il santuario)



lunedì 15 dicembre 2014

ORARI DELLE CELEBRAZIONI NELLE FESTE NATALIZIE 2014/2015 -SANTUARIO SANT'ANTONIO DI MILANO - Raccolta straordinaria natalizia 28 -31 dicembre 2014

ORARI DELLE CELEBRAZIONI NELLE FESTE NATALIZIE 2014/2015



IL NATALE DI FRANCESCO


Come viveva il Natale Francesco d'Assisi? Per dare una risposta a questa domanda, dobbiamo tenere presenti i racconti dei biografi, tra cui eccelle il famoso episodio del Natale di Greccio, ma soprattutto leggere con attenzione gli Scritti di francesco, là dove, in modi diversi, viene evocato il misero dell'incarnazione. In un breve articolo non si può certamente fare tutta questa ampia analisi di questi testi fondamentali, ma se vogliamo tentare di tirare le fila di un tale percorso, possiamo partire da una affermazione che può sembrare ovvia: per Francesco il Natale è il Natale del Signore. Al centro della sua attenzione è il Signore Gesù, il Figlio di Dio che prende "la vera carne della nostra umiltà e fragilità". Mentre siamo spesso tentati di fare del Natale una festa della solidarietà o dell'amore, una festa della famiglia o dei buoni sentimenti, Francesco ci ricorda con forza che il senso di questa festa è anzitutto la nascita del Figlio di Dio. si tratta di un messaggio importante: al centro è Dio e la sua scelta di diventare uomo, e solo in un secondo momento, a partire da questo solido nucleo di fede, potrà venire tutto il resto, buoni sentimenti compresi.
Posto questo solido fondamento "teologico", la maniera con cui Francesco guarda il mistero è caratteristica: egli viene colpito soprattutto dalla povertà di Gesù e di sua madre, dalla scelta di abbassamento che si manifesta nella greppia di Betlemme (e che vuole riprodurre visibilmente a Greccio), una scelta che si realizza allo stesso modo in tutta la vita di Gesù "che fu povero e ospite e visse di elemosine, lui e la beata Vergine e i suoi discepoli" e che si manifesta ugualmente oggi davanti ai nostri occhi nell'eucarestia, mistero dell'umiltà di Dio" e prolungamento dell'incarnazione. Ogni volta che Francesco si accosta al pane consacrato, egli contempla nuovamente il farsi carne del Figlio di Dio, "colui che totalmente a noi si dona" e davanti al quale l'unica risposta può essere un dono altrettanto totale, nella espropriazione radicale.
Questa attenzione all'immagine di Dio che si fa "minore", cioè più piccolo, che "è nato lungo la via e deposto in una mangiatoia, poiché non c'era un posto nell'albergo" (Ufficio della passione, salmo XV, 7: FF 303) gli fa apprezzare la bellezza dell'umiltà e della semplicità e si esprime in una "estetica della povertà", che risplende magnificamente nella notte del Natale di Greccio. Non è esagerato parlare di una concezione estetica, perché in quell'episodio c'è una chiara percezione della bellezza, che consiste in quella "semplicità, povertà, umiltà", che richiama "la nascita del Re povero e Betlemme città piccolina". Tale bellezza genera un godimento,cui Francesco è sensibile, e che egli gusta con tutti i suoi sensi, nel grato stupore della vista, nella dolcezza del gusto e del tatto, nella gioia canora dell'udito. L'estetica della povertà trova a Greccio la sua solenne celebrazione.
Tutto questo provoca dunque in Francesco l'emozione e la gioia dei sensi spirituali, suscita in lui la piena degli affetti, ma soprattutto diventa in lui esperienza di vita vissuta: egli sa di essere "figlio del Padre, fratello sposo e madre del Signore Gesù", con una maternità che si esprime in "opere sante" e che risplende agli altri in esempio. Queste ultime espressioni, che si trovano nella sua Lettera ai fedeli, mostrano che, secondo Francesco, la nascita del Figlio di Dio non avviene solo in Maria, ma deve compiersi in ognuno di noi, chiamato ad essere "madri" del Signore Gesù. Nel salmo del Natale, dell'Ufficio della Passione egli conclude la sua prolungata lode contemplativa del mistero dell'incarnazione con queste parole: "Portate in offerta i vostri corpi e caricatevi sulle spalle la sua santa croce e seguite sino alla fine i suoi comandamenti". La contemplazione del mistero di Betlemme genera anzitutto la lode, ma questa lode non è sterile, fiorisce nella sequela fedele del Signore e partorisce opere sante che "devono risplendere in esempio". Francesco non si accontenta di guardare con ammirazione il mistero del Natale, ma sente di volersi coinvolgere concretamente con la sua stessa vita e con il suo agire.
Le opere sante e l'esempio che risplende per gli altri ci mostrano un ultimo tratto del sentire di Francesco, che spiega anche l'episodio di Greccio o il suo desiderio, ricordato dai biografi, di rivolgersi all'imperatore perché decretasse la distribuzione, nel giorno del Natale, di viveri per tutti, uomini e animali: Francesco sente profondamente che la gioia del Natale va condivisa. Egli non può tenere per sé tale profonda esultanza, e deve annunciarla a tutti, nell'invenzione di quella notte "sceneggiata" per tutti gli abitanti della vallata di Greccio o nell'invito ripetuto e cantato delle antiche parole del salmo: "Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore la gloria e l'onore; date al Signore la gloria per il suo nome".
La gioia del Natale è contagiosa e va condivisa, soprattutto con gli ultimi e i poveri, che sono gli amici di Dio.
E' questa gioia condivisa, annunciata e vissuta da Francesco, che vi auguriamo anche in questo Natale, che ha tanto bisogno di solidarietà e di condivisione.
Fra Cesare Vaiani


Sant'Antonio, Bollettino del Santuario di Sant'Antonio da Padova
Via Carlo Farini, 10 -  Milano
Tel. 02.65.51.145 
numero 4/2014 -  OTTOBRE-DICEMBRE
in distribuzione presso il Santuario.

sabato 29 novembre 2014

6-7-8 dicembre 2014
8,30/13,00  -  16,30/19,30
Milano, Via Carlo Farini, 10
Convento S. Antonio

Mercatino Natalizio Francescano 

Con Sorella Provvidenza
alla Greppia di Gesù  

Biglietti e decori natalizi, 

marmellate, borse, bazar, 

lavori a maglia, marmellate, 

bijoux, feltro, candele, 

Fai un dono nella condivisione! 

 Mezzi di trasporto: Stazione FS Milano Porta Garibaldi, Passante ferroviario Milano Porta Garibaldi, M2 Porta Garibaldi, M5 Porta Garibaldi, ATM linee 2, 4,  37,  fermata Farini/Ferrari.


giovedì 9 ottobre 2014

Milano, giovedì 16 ottobre 2014 - Corso di Spiritualità Francescana "La via di Francesco" guidato da fra Cesare Vaiani - Centro Qiqajon, Via Carlo Farini 17

     Ogni terzo giovedì del mese alle ore 21,00, a partire da giovedì 16 ottobre 2014, e fino a maggio 2015,  si terrà un 

Corso di spiritualità francescana

"La via di Francesco"

     Si tratta di un ciclo di appuntamenti dedicati all'approfondimento della figura di san Francesco d'Assisi e del suo carisma guidati da fra Cesare Vaiani.


     Sede degli incontri sarà il Centro Qiqajon di via Carlo Farini, 17 di fronte al Santuario Basilica di Sant'Antonio di Padova di Milano (occorre attraversare la strada sulla quale si trova la chiesa).

     Mezzi di trasporto: Stazione FS Milano Porta Garibaldi, Passante ferroviario Milano Porta Garibaldi, M2 Porta Garibaldi, M5 Porta Garibaldi, ATM linee 2, 4, 7, 37,  fermata Farini/Ferrari.







lunedì 29 settembre 2014

3 e 4 ottobre 2014 - Festa di San Francesco di Assisi - Santuario Sant'Antonio, Milano - Via Carlo Farini 10



3 ottobre - Commemorazione del Transito di San Francesco:
ore 18,00 VESPRI
ore 18,30 SANTA MESSA - Transito

4 ottobre - San Francesco d'Assisi 
ore 18,30 SANTA MESSA, seguono Vespri

ORAZIONE
O Dio, che nel Serafico Padre San Francesco, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva immagine del Cristo, concedi a noi di seguire il tuo Figlio nella vita del vangelo e di unirci a te in carità e letizia.




IL GESU' DI FRANCESCO

Con l'inizio di ottobre ritorna la festa di san Francesco, cara a tutti noi francescani e a quanti frequentano il nostro Santuario. Vogliamo riflettere brevemente su quale è l'immagine di Gesù che ha particolarmente colpito Francesco. Infatti, se pure è vero che Gesù Cristo è lo stesso per tutti i cristiani, è altrettanto vero che ognuno di noi ne ha una percezione personale: in questo senso si può parlare del "Gesù di Francesco", indagando quali aspetti del mistero di Cristo lo hanno più colpito.
Una conoscenza spirituale di Gesù Cristo.
La chiave di accesso per entrare nella conoscenza di Gesù Cristo ci è fornita secondo Francesco, dallo Spirito del Signore: è solo aprendosi all'azione dello Spirito santo che si può entrare in un rapporto vivo con Gesù, incontrato come una persona viva oggi, e non semplicemente come un personaggio storico vissuto tanto tempo fa. Se ci pensiamo bene, è questa la differenza tra la conoscenza di Gesù e quella di altri personaggi storici: con Gesù mi rapporto sapendo che è vivo oggi, mentre degli altri parlo come di persone del passato. Questa differenza è resa possibile dall'azione dello Spirito, come insegna Francesco, nell'Ammonizione 8 quando afferma: "Dice l'Apostolo: "Nessuno può dire: Signore Gesù, se non nello Spirito Santo", dimostrando così di avere ben presente l'importante affermazione di san Paolo (1 Cor 12,3) che riconduce all'azione dello Spirito il riconoscimento di Gesù come Signore, cioè risorto e vivo.
Possiamo capire meglio l'importanza di questo tema rileggendo l'Ammonizione 1, che descrive due atteggiamenti, quello del vedere e quello del vedere e credere. Francesco afferma  che come i contemporanei di Gesù dovevano passare dal vedere un semplice uomo al vedere e credere che era il Figlio di Dio, così noi oggi, davanti al pane consacrato, dobbiamo passare dal vedere del semplice pane al vedere e credere che è il corpo di Cristo. 
Francesco afferma che questo passaggio, che è la fede, viene suscitato in noi dallo Spirito del Signore: è per l'azione dello Spirito dunque che possiamo riconoscere davvero Gesù in maniera "spirituale". Al "vedere secondo l'umanità" è contrapposto il "vedere e credere secondo lo Spirito e la divinità", dove lo Spirito svolge il suo ruolo; allo stesso modo, alla "vista con gli occhi del corpo" si contrappone il "contemplare con gli occhi spirituali".
Questi "occhi spirituali" non sono solo gli "occhi interiori", quasi che "spirituale" sia sinonimo di "interiore, intimo, profondo"; sono spirituali per riferimento allo Spirito santo, lo Spirito del Signore, e la conoscenza "spirituale" di Gesù Cristo è quella che si attua mediante il suo Spirito.

Il corpo e il sangue del Signore e le sue sante parole
Già il riferimento all'Ammonizione 1 ci ha fatto incontrare con una caratteristica della fede di Francesco in Gesù: quando egli deve parlare di Gesù, spesso si riferisce al sacramento dell'Eucarestia e alle sante parole del Signore. Sembra quasi che Francesco non voglia mai parlare di fede in termini generici, ma scelga piuttosto di far sempre riferimento alle forme specifiche che tale fede assume: l'eucarestia e le sante parole.
Nasce così una importante considerazione: Francesco è consapevole che noi non possiamo "inventarci"  una immagine di Gesù come meglio ci aggrada, ma dobbiamo sempre tenere fermo il riferimento "oggettivo", costituito dalla Parola e dal Sacramento. Non si tratta di un rischio da poco: sappiamo bene che sempre l'uomo religioso è tentato di "costruirsi" la propria immagine di Dio. Francesco, con la sua caratteristica di riferirsi sempre al sacramento del Corpo di Cristo e alle sue sante parole, è modello di un credente che accoglie l'oggettiva immagine di Cristo e non si inventa, a suo piacere, un "amico immaginario" cui dare il nome di Gesù.
Ognuno di noi può chiedersi se, anche per noi, la Messa cui partecipiamo e la Parola di Dio che ascoltiamo riescono a influire sulla nostra immagine di Gesù.

Gesù rivela l'umiltà di Dio
Accogliendo l'immagine di Gesù quale si rivela nell'eucarestia e nelle sante parole, Francesco viene colpito da una caratteristica che egli stesso definisce "l'umiltà di Dio":  "O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate fratelli, l'umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori" (LOrd 26-29: FF 221).
Questa umiltà di Dio è il tratto che più ha colpito Francesco nella figura di Gesù, anche al di fuori dei testi con riferimento eucaristico, tanto da poter dire che "il Gesù di Francesco" è quello dell'abbassamento. dell'umile dono di sé, della lavanda dei piedi.
E' il Signore Gesù "che offrì la sua vita per le sue pecore, e pregò il Padre per noi" (2Lf 56: FF 201); di lui Francesco dice che "questo Verbo del Padre, così degno, così santo, così glorioso... dal grembo di Maria ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà" (2Lf 4-15: FF 181-185).
Il Gesù cui Francesco pensa è il "Figlio del Dio vivo, onnipotente, che rese la sua faccia come pietra durissima, né si vergognò, ma fu povero e ospite e visse di elemosine, lui e la beata Vergine e i suoi discepoli" (Rnb 9, 4-5: FF 31), quel Signore che esercita la sua signoria lavando i piedi ai discepoli, in un gesto che ha colpito assai Francesco, che ne parla per indicare il modello del rapporto tra superiori e sudditi.
Bisogna ben sottolineare che l'umiltà e l'abbassamento che ha colpito Francesco resta, tuttavia, l'umiltà di Dio, di Colui che è Dio con il Padre, e che Francesco vede sempre in relazione col Padre e con lo Spirito santo. E' proprio perché colui che si umilia è il Figlio di Dio che il suo gesto di abbassamento assume un significato importante: non si viene colpiti dalla bassezza di quanto è destinato a restare in basso, ma dall'abbassamento di Colui che, per natura, è uguale al Padre. Nel contemplare l'umiltà di Dio, Francesco coglie in un solo, profondissimo sguardo, sia l'altezza che l'abbassamento, sia lo splendore della gloria del Figlio unigenito che la scelta di "minorità" da lui compiuta, nascendo come ultimo e minore tra gli uomini.

La sequela e l'intimità con Gesù Cristo
Una tale immagine di Gesù dà origine allo stile della sequela di Francesco, che si impegna proprio nel condividere la minorità di Gesù. La scelta di vivere "senza nulla di proprio", che caratterizza la vita di Francesco d'Assisi, esprime la sequela di quel Gesù che per noi si è fatto povero. La povertà diventa dunque la capacità di assumere, nello Spirito, il medesimo atteggiamento di Gesù, come Francesco lucidamente afferma nell'ultima volontà scritta per santa Chiara, ormai verso la fine della sua vita: "Io, frate Francesco piccolo, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima madre e perseverare in essa sino alla fine".
L'immagine di Gesù che ha colpito Francesco caratterizza la sua sequela attraverso la scelta di essere fratello e minore, per seguire Lui, che si è fatto nostro fratello e sta in mezzo a noi come colui che serve.
Anche noi potremo seguire l'esempio di Francesco, diventando fratelli minori di coloro che incontriamo.
Tratto da Sant'Antonio
BOLLETTINO DEL SANTUARIO
 DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
N.3 LUGLIO-SETTEMBRE 2014
(in distribuzione presso il santuario)